Etruria: Bankitalia, mai incoraggiato e favorito fusione con Popolare Vicenza
La Banca d’Italia “non ha chiesto né incoraggiato né tanto meno favorito la Popolare di Vicenza ad acquisire Banca Etruria“. A dirlo Carmelo Barbagallo, capo del dipartimento vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia, nel corso di un’audizione davanti alla Commissione d’inchiesta sulle banche. “In quel momento la Vigilanza non disponeva di elementi per contrastare a priori tale iniziativa che, se si fosse tramutata in istanza formale, sarebbe stata approfondita”, precisa ancora Barbagallo.
Nel corso del suo intervento Barbagallo torna all’agosto del 2014, quando Banca Etruria affida la ricerca del partner a un nuovo advisor, dopo avere ufficializzato la definitiva interruzione delle trattative con la banca veneta. “Nell’attesa di trovare un soggetto interessato all’operazione, la banca comunica alla Vigilanza l’intenzione di procedere alla trasformazione in spa, con l’ingresso nel capitale di industriali locali e un fondo del Qatar. Ma nessun fondo del Qatar ha mai manifestato alla Banca d’Italia un interesse per Banca Etruria”.
Barbagallo ha poi definito “incalzante fin dal 2008” l’azione della vigilanza di Bankitalia sulle quattro banche (Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti finite in risoluzione). “Dal 2008 fino al commissariamento sono state condotte 18 ispezioni, equamente distribuite tra le quattro banche. È grazie ad esse che sono emersi i problemi”, spiega il responsabile del dipartimento vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia, segnalando che di fronte “ai primi esiti negativi di tali accertamenti la Vigilanza ha rafforzato i controlli”. Barbagallo precisa inoltre che “i provvedimenti assunti sono stati di intensità crescente, in linea con la gravità dei problemi riscontrati. Sono stati utilizzati tutti gli strumenti a disposizione richiedendo piani di rafforzamento patrimoniale, il ricambio degli organi amministrativi e di controllo, l’aggregazione con altre banche”. Sono state irrogate oltre 140 sanzioni a persone fisiche, per un totale di 13,4 milioni.
Per Barbagallo la crisi delle quattro banche poste in risoluzione il 22 novembre 2015 trae origine da cause comuni: governance inadeguata, politiche di erogazione imprudenti, comportamenti irregolari. “Sulla qualità della governance di tre di queste banche (Marche, Chieti e Ferrara) ha inciso la strategia delle Fondazioni, volta a conservare un ruolo dominante; ne sono conseguiti una riluttanza a ricorrere al mercato dei capitali e atteggiamenti ostili a soluzioni aggregative”, indica Barbagallo. Per quanto riguarda, invece, Popolare dell’Etruria, “al debole controllo degli azionisti ha fatto riscontro l’autoreferenzialità dei vertici aziendali, decisi a mantenere condizioni di autonomia anche a fronte di una situazione sempre più critica”.