Notiziario Notizie Italia Eurogruppo e riforma Mes, Gualtieri in audizione al Parlamento. Scoppia pandemonio #NoMesNoTroika

Eurogruppo e riforma Mes, Gualtieri in audizione al Parlamento. Scoppia pandemonio #NoMesNoTroika

30 Novembre 2020 13:42

Focus su Twitter sull’hashtag #NoMesNoTroika utilizzato soprattutto da alcuni economisti e politici che tornano a lanciare avvertimenti sul Mes. Stavolta, nello specifico, sulla riforma del Mes.

Del Fondo Salva-Stati ha parlato molto stamattina il ministro dell’economia Roberto Gualtieri, nel corso di un’audizione al Parlamento, e in vista della riunione dell’Eurogruppo che si terrà nella giornata di oggi.

Il titolare del Tesoro ha chiarito che le decisioni che saranno prese all’Eurogruppo “riguardano unicamente la riforma del Mes, l’introduzione anticipata del Common Backstop e la valutazione positiva alla riduzione dei rischi del sistema bancario”.

“Tutte queste decisioni non investono in alcun modo l’utilizzo del Mes” ha spiegato il ministro, come per rispondere in modo preventivo a tutti coloro che identificano nella parola Mes il timore di qualche grande disastro a carico dell’Italia.

“La riforma è una cosa distinta dalla decisione se utilizzare o meno il Mes sanitario da parte dell’Italia – ha rimarcato Gualtieri – Su tale questione come noto esistono posizioni diverse nella maggioranza e ogni decisione dovrà essere condivisa e approvata dalla maggioranza e dal Parlamento”.

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Il ministro si è trovato costretto, insomma, a fare una precisazione: non si parlerà della possibilità-spettro (soprattutto per la Lega, il M5S, Fratelli d’Italia) che l’Italia faccia ricorso al Mes, ma di riforma di questo strumento.

Riguardo all’opzione di utilizzarlo o meno, diversi sono stati gli appelli lanciati nei mesi scorsi da politici, economisti ed esperti della questione, a fronte delle resistenze dei cosiddetti sovranisti-populisti.

Tra i pro-Mes Enrico Letta che, già prima dell’esplosione della seconda ondata della pandemia del coronavirus, invitava il governo a farne ricorso:

“Siamo davanti alla crisi più profonda di sempre e l’Italia è il Paese più esposto, con una crescita del debito spaventosa. Non dobbiamo sottovalutare quello che sta per accadere, la più grande crisi sociale che abbiamo mai vissuto. Per affrontarla ci vogliono soldi da mettere nelle parti dell’economia e della società con le ferite maggiori. E siccome i soldi nazionali non bastano e spesso e volentieri sono arrivati in ritardo, e i fondi del Recovery plan non saranno visibili prima dell’anno prossimo, il ponte del Mes è fondamentale. Si tratta di 36 miliardi praticamente a tasso zero“.

Agli inizi di settembre, Letta rilanciava l’appello, sottolineando come l’Europa non avrebbe capito il mancato utilizzo di prestiti a favore dell’Italia a tasso zero.

Appelli vari e a più riprese erano stati lanciati anche dal commissario Ue agli Affari economici e monetari, Paolo Gentiloni.

Niente da fare: causa opposizione del M5S, il governo M5S-PD ha glissato sempre sulla questione, come hanno confermato spesso le parole dello stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte e perfino del ministro dell’economia Roberto Gualtieri, che lo ha definito Bancomat da usare in caso di bisogno, facendo capire come il trend dei BTP dimostri la fiducia nell’Italia.

EUROGRUPPO: SI PARLERA’ DI RIFORMA MES, NON DI SUO UTILIZZO DA PARTE DELL’ITALIA

Nell’audizione al Parlamento, il ministro Gualtieri ha fatto gli opportuni chiarimenti su quello di cui si parlerà oggi alla riunione dell’Eurogruppo, rassicurando che, anche con la riforma del Mes, “i meccanismi di decisione restano immutati” e “i ministri delle finanze avranno l’ultima parola su tutte le decisioni rilevanti, su questo non c’è nessun cambiamento”.

Per scansare e tener lontane eventuali ( e frequenti) fake news, il titolare del Tesoro ha anche sottolineato che “non è prevista nessuna ristrutturazione del debito preventiva per l’accesso al Mes” e che “spetta allo Stato decidere se attivare le CACs”.

E ancora, Gualtieri ha detto che ad avere l’ultima parola sarà il Parlamento, che potrà valutare le conclusioni dell’Eurogruppo e votare, nel caso, prima della firma che verrà apposta alla riforma nel corso dell’Eurosummit del prossimo 27 gennaio:

“I testi della riforma del Mes sono da tempo online, sono stati inviati al Parlamento e sono perfettamente noti – ha sottolineato – “è vero invece che i punti più interessanti, quelli sulla valutazione dei rischi, sul backstop a di altri documenti come i terms of reference delle CACs non sono noti perché non sono stati finalizzati e lo saranno oggi”.

Dopodiché, una volta noti, questi documenti saranno inviati subito al Parlamento, fattore che “consentirà una riflessione meditata del Parlamento prima del voto che avverrà all’Eurosummit”.

Insomma, “le conclusioni di oggi saranno girate al Parlamento che potrà nuovamente audirmi, leggere le carte ed arrivare alle sue determinazioni per un eventuale voto da esprimere prima dell’Eurosummit”.

Nessun rischio di bypassare il Parlamento, insomma.

Ma tra i politici e gli economisti il pandemonio scoppia lo stesso, con tanto di hashtag, per l’appunto, #NoMesNoTroika. E una raccomandazione diretta allo stesso ministro Gualtieri arriva anche da Renato Brunetta, deputato e responsabile economico di Forza Italia, che interviene nelle Commissioni riunite di Camera e Senato:

“Lei, signor ministro, ci ha ricordato che il processo di riforma del MES si è avviato nel dicembre 2017 e continua tutt’oggi. Tre ministri dell’Economia hanno lavorato a questa riforma: il ministro Padoan, il ministro Tria e lei. Due legislature, il finale della precedente e questa sono state dedicate ad essa, e tre maggioranze si sono succedute: una di sinistra; una Lega-M5s; e l’attuale Pd-M5s-Leu-Italia Viva. In tutto questo processo, il mio partito è sempre stato all’opposizione, attento, ovviamente, a quanto avveniva in Parlamento e a quanto stava facendo il Governo. Ma è sempre stato all’opposizione, ed è con questo spirito che Le parlo, perché noi stiamo dalla parte del Paese, dalla parte degli interessi dei nostri risparmiatori, delle nostre imprese e delle nostre banche. Qualsiasi completamento della governance europea su questi temi ci vede interessati, partecipi e, soprattutto, responsabili”.

Brunetta continua:

“Abbiamo seguito tutte le tecnicalità della riforma MES nella sua ‘prima fase’, così come tutte quelle della ‘seconda fase’, ovvero della parte aggiuntiva rispetto alla riforma precedente, che di fatto si è conclusa un anno fa, prima della pandemia. In relazione a questa, siamo molto interessati a due novità: quella della Early Introduction Common Backstop (inversione della sequenzialità) e l’altra, parallela, del Risk Assessment (valutazione del rischio). Crediamo, infatti, che queste due novità possano aumentare la credibilità e sostenibilità, in generale, del sistema bancario europeo nella difficile fase post-Covid che dovranno attraversare i nostri istituti di credito. Però vede, signor Ministro, einaudianamente parlando, noi abbiamo bisogno di ‘conoscere per deliberare’. E io osservo la mancanza di informazione, non tanto sulla riforma MES ‘prima fase’, quanto sulle nuove implementazioni che rappresenterebbero, se attuate, un passo in avanti rispetto al passato, e anche rispetto alla risoluzione che Lei ha citato, quella del ‘package approach’, dell’unione bancaria e del fondo di risoluzione. Su questo vorremmo vedere i documenti, gli atti e i materiali, che attualmente non sono ancora a disposizione del Parlamento. Non tanto in vista della riunione di oggi dell’Eurogruppo, quanto per la ben più importante riunione del prossimo 10-11 dicembre del Consiglio Europeo, sede nella quale il testo della riforma dovrà essere sottoposto a una prima formalizzazione, in vista della firma. Prima di dire sì o no, è bene conoscere le carte. Ovviamente, sempre e solo da una parte: dalla parte degli interessi degli italiani, fuori da qualsiasi pregiudizio ideologico e da qualsiasi interesse di parte”.