Export attuale raddoppiato e Alitalia salvata da investitori cinesi. La missione del Mise in Cina
Un investitore cinese che riesca a mettere in sicurezza, finalmente, Alitalia? Sì, secondo Michele Geraci, sottosegretario al Mise. Anche Geraci, infatti, si recherà tra qualche giorno in Cina, così come il ministro dell’economia Giovanni Tria, partecipando alla doppia missione nel paese.
Le due missioni, spiega Geraci, sono “parallele ma con obiettivi diversi”, nel senso che se Tria andrà soprattutto a caccia di investitori cinesi, per convincerli ad acquistare i titoli di stato italiani in vista della fine del QE della Bce, il sottosegretario al Ministero dello Sviluppo economico si concentrerà, riporta Il Sole, “sullo sviluppo del nostro interscambio e sull’incremento degli investimenti diretti in entrata, soprattutto quelli greenfield, che partono sostanzialmente da zero”.
Sull’interscambio Geraci dice: “puntiamo a raddoppiare l’export attuale, che al momento è di 16 miliardi di dollari. E, anche, a investimenti cinesi in Alitalia, nelle infrastrutture, nei porti, nel digitale.
“Tra le altre carte nel portafoglio ci sono i nostri porti ed interporti, a partire da Trieste. Non pensiamo a svendere gli asset ma a trovare soluzioni che ci permettano di giocare da protagonisti nel progetto cinese della Nuova Via della Seta – precisa Geraci – Io dico che l’Italia può essere il terminal ideale, al posto di Rotterdam”.
Si ricorda come le operazioni cinesi in Italia si siano focalizzate quasi esclusivamente sulle acquisizioni. “Dei 25 miliardi di dollari entrati in Italia negli ultimi dieci anni, neanche due miliardi sono stati investiti in attività greenfiled, contro 6 miliardi nel Regno Unito, 1,4 miliardi in Germania e addirittura 1,8 in Ungheria”.
Di conseguenza, l’intenzione della “Task Force Cina” – creata dal Mise per migliorare i rapporti economici e commerciali con Pechino – è anche quella di valutare “se ricalibrare il regime degli incentivi fiscali e regolamentari”.
Ma sicuramente i riflettori sono puntati soprattutto sul destino di Alitalia.
“E’ sicuramente un dossier su cui verificheremo l’interesse di partner strategici. Compagnie cinesi che possano rilevare una quota fino al 49%, perchè il governo intende comunque mantenere la maggioranza in mani italiane. Sarebbe molto importante, in passato Alitalia è stata solo salvata, ora noi intendiamo rilanciarla. Per questo non cerchiamo trader ma investitori del settore con un progetto strategico”.
Così, lo scorso 8 agosto, il premier Giuseppe Conte aveva detto di Alitalia:
“Toninelli ha anticipato il suo proponimento di poter conservare una sorta di compagnia di bandiera. Bisogna misurarsi con le possibilità concrete, ci stiamo lavorando, Toninelli sta cercando di costruire le premesse per arrivare a questo risultato, poi dovremo verificare se il percorso è realizzabile e confrontarci con la realtà del mercato, con gli investitori, i partner che possono essere interessati”.
Le parole di Conte erano arrivate dopo che erano circolati rumor su una Alitalia al 100% nelle mani dello Stato.
Ma Di Maio aveva detto no alla nazionalizzazione:
“La nazionalizzazione old style non è fattibile per tutta una serie di norme europee che io vorrei ridiscutere, ma in questo momento affrontiamo la questione Alitalia con le scadenze che ci sono. E’ evidente che per questo governo deve restare un vettore dello Stato italiano legato a realtà produttive italiane e allo stesso tempo voglio sincerarmi con i cittadini del fatto che non vogliamo mettere altri soldi dei contribuenti, ce ne sono già abbastanza. Dobbiamo razionalizzare la spesa e fare in modo che i partner possano portare avanti delle sensibilità politiche e non solo le regole del business”.
Verso la fine di luglio Reuters aveva riportato indiscrezioni secondo cui Lufthansa sarebbe stata ancora interessata ad Alitalia, a condizione che la compagnia aerea venisse, prima di effettuare l’investimento, ristrutturata.