Fattura elettronica al via tra vantaggi e costi. Ecco come funziona e come adeguarsi
Ha preso il via con qualche incertezza la fatturazione elettronica. Dall’1 gennaio è diventata obbligatoria la nuova modalità di fatturazione digitale per tutti i detentori di partita Iva. L’obiettivo è quello di combattere l’evasione fiscale. Si stima che in Italia l’evasione della sola Iva si aggiri intorno ai 35 miliardi di euro. La misura, sulla base della relazione tecnica al provvedimento, dovrebbe garantire un recupero di gettito di 1,7 miliardi di euro nel 2019 che saliranno a 2,4 miliardi nel 2020. Senza contare i risparmi in termini di consumo della carta, costi di stampa, spedizione e conservazione dei documenti. Ma la fase di adeguamento potrebbe essere onerosa per artigiani e piccole imprese, con una stangata stimata fino a 600 milioni.
Cosa è la fatturazione elettrica
La fattura elettronica, detta anche e-fattura, si differenzia da quella cartacea perché passa esclusivamente da software, viene redatta tramite pc, tablet o smartphone e deve essere trasmessa elettronicamente al cliente tramite il cosiddetto Sistema di Interscambio (SdI), una sorta di postino digitale che controlla i dati inseriti. I dati obbligatori da riportare nella fattura elettronica sono gli stessi che si riportavano nelle fatture cartacee oltre all’indirizzo telematico (indirizzo Pec) dove il cliente vuole che venga consegnata la fattura.
Chi deve adeguarsi
L’obbligo di emettere fatturazione elettronica e adeguarsi quindi al nuovo meccanismo riguarda tutti i detentori di partita Iva, esclusi imprese e lavoratori autonomi che operano a regime agevolato o forfettario. L’adeguamento riguarderà una platea di circa 5 milioni di professionisti, 2,8 milioni di microimprese e Pmi e quasi 5.000 grandi aziende. L’obbligo riguarda sia il caso di un rapporto tra due titolari di partita Iva (il cosiddetto ‘b2b’) sia quello di un operatore commerciale con partita Iva e un cliente finale (‘b2c’).
L’Agenzia delle Entrate ha deciso per un regime transitorio che riguarderà i due semestri del 2019. Mentre per i primi sei mesi del nuovo anno le sanzioni saranno ridotte a un quinto per le fatture emesse in ritardo rispetto al termine di liquidazione dell’Iva. Questione non trascurabile: la fattura elettronica, sia emessa sia ricevuta, deve essere conservata per almeno 10 anni in formato digitale.
Come si emette una fattura elettronica
Per compilare una fattura elettronica è necessario disporre di:
– un PC o un tablet o uno smartphone
– un programma (software) che consenta la compilazione del file della fattura nel formato XML
Il Fisco mette inoltre a disposizione di aziende, professionisti e artigiani tre strumenti gratuiti nella sezione “Fatture e corrispettivi” del suo sito per procedere all’operazione. Gli strumenti consistono in una procedura via web, oppure in una app gratuita (‘FatturAE’, disponibile per Android e iOs), infine in un software che si installa nel computer prima dell’uso. Per non emettere e spedire le fatture in prima persona, è possibile delegare un intermediario, come una società informatica oppure commercialista o Caf e in alternativa, è possibile utilizzare software privati.
Una stangata fino a 600 milioni
“La fatturazione elettronica, se implementata correttamente, potrebbe essere un elemento di semplificazione burocratica, anche se costoso per le imprese – spiega Mauro Bussoni, Segretario Generale Confesercenti – È infatti probabile che la stangata sia più esosa di quanto stimato, visto che bisogna considerare i costi di gestione ed utilizzo dei sistemi di fatturazione”. Le fatture scambiate ogni anno nel mondo privato sono circa 1,3 miliardi di euro, di cui tra il 15 ed il 20% emesso o ricevuto da imprese individuali, ed oltre il 60% da attività di dimensione piccola o media. Secondo i calcoli di Confesercenti ogni fattura elettronica avrà un costo di mercato minimo di 40 centesimi, con un aggravio complessivo per le imprese ed i professionisti tra i 400 ed i 600 milioni all’anno.