Finanza Notizie Italia Ferrari incoronato ancora come il marchio più forte. Amazon da record: brand vale oltre 200 mld  

Ferrari incoronato ancora come il marchio più forte. Amazon da record: brand vale oltre 200 mld  

22 Gennaio 2020 15:30

Ferrari è ancora una volta in pole position come brand più forte al mondo. Per il secondo anno consecutivo il Cavallino rampante rappresenta nel panorama mondiale il marchio ‘più influente’ tra i 500 con maggiore valore economico. Una tendenza che emerge dall’ultima classifica di Brand Finance, società che effettua la valutazione economica dei brand e fa consulenza strategica, illustrata al World Economic Forum (Wef) in corso nella cittadina svizzera di Davos.

Più nel dettaglio, dal report “Brand Finance Global 500 2020” emerge che la Rossa di Maranello può contare su un Brand Strength Index (BSI) pari a 94,1 su 100. E sono solo 12 i brand al mondo classificati da Brand Finance AAA+, e tra questi Ferrari è il migliore di tutti. Il report calcola inoltre il valore del marchio Ferrari in 9,1 miliardi di dollari, in aumento del 9% col sostegno del positivo andamento delle vendite e alla forza complessiva.

“La forza del brand esprime l’influenza del brand sulle scelte dei consumatori. Lo score 94/100 di Ferrari indica che questo brand funziona al top in tutti gli indicatori: ottima gestione del marketing mix, ottima immagine presso tutti gli stakeholder (consumatori analisti finanziari e comunità) e ottime business performance”, commenta Massimo Pizzo, managing director Italia di Brand Finance, interpellato da Finanza.com.

Amazon entra nella storia: marchio supera per la prima volta valorizzazione di 200 miliardi di dollari

Sembrano non esserci rivali (o quasi) per Amazon che entra nella storia, con il brand che varca per la prima volta la soglia di 200 miliardi di dollari in termini di valorizzazione e resta saldo in vetta alla Brand Finance Global 500 per il terzo anno consecutivo.

Il 2019 è stato un anno di ulteriore crescita per il gruppo guidato da Jeff Bezos, con un incremento di quasi il 18% a 220,8 miliardi di dollari rispetto ai circa 188 miliardi di un anno prima, staccando l’inseguitrice Google che ha raggiunto la soglia di quasi 160 miliardi. Terzo posto per Apple che scivola in terza posizione che conta 140,5 miliardi (-8,5%). Gli esperti di Brand Finance sottolineano che ad Amazon va riconosciuta la sua capacità di allargare il suo raggio d’azione ben oltre l’e-commerce, “ramificando” anche in altri ambiti come quello del cloud computing, dell’intelligenza artificiale, della logistica e streaming. “Con un portafoglio diversificato di prodotti e servizi e grazie a continui investimenti in settori in crescita e tecnologie innovative – si legge nel report – Amazon non è solo un leader di oggi, ma anche del futuro”.

“La Global 500 rappresenta i brand che producono maggiore valore da immagine e reputazione ricorda ancora Pizzo -. Un brand con elevato valore economico, oltre ad essere un valore di per sé perché si tratta di un asset intangibile riconosciuto dai principi contabili internazionali IAS/IFRS che contribuisce all’intero valore dell’impresa, soprattutto se ha un peso elevato sull’enterprise value, indica anticipatamente che il brand ha delle buone prospettive di crescita, infatti da una nostra analisi condotta sul S&P 500, i brand con queste caratteristiche sono cresciuti molto più della media. La ragione è banale, se il brand è forte, ha maggiore capacità di influenzare le scelte dei consumatori e quindi di incrementare i volumi di vendita e/o i prezzi”.

Gucci, la prima italiana in classifica

Scorrendo la lunga classifica, la prima italiana si trova in 99esima posizione ed è Gucci (marchio che fa parte del gruppo francese Kering). In un solo anno il brand è avanzato di ben 19 posizioni. Spazio poi alle big del mondo dell’energia Enel ed Eni che passano rispettivamente dalla 180esima alla 156esima posizione e dalla 170esima alla 197esima. “È spiacevole vedere che ancora una volta i brand italiani in classifica sono molto pochi e pesano solo l’1% del valore complessivo”, dichiara Massimo Pizzo, secondo cui “molto dipende dalla dimensione delle imprese italiane, ma anche dalla scarsa attenzione con cui vengono gestiti la maggior parte dei brand italiani in termini di marketing. C’è tanta fame di immagine e reputazione, ma tanto pressapochismo. Sarebbero necessarie molte più analisi e meno intuito”.