Fmi e Ocse vogliono patrimoniale in Italia? Cgia: c’è già. Più di una, sono una quindicina
L’Fmi può ritenersi ‘soddisfatta’, gli italiani non molto, anzi. La patrimoniale che l’Fmi – e anche l’Ocse – invocano per l’Italia esiste già. Anzi, in realtà in Italia esistono diverse patrimoniali, qualcosa come “una quindicina”. Accanto alla patrimoniale c’è anche il prelievo sui conti correnti. E’ quanto emerge da un’analisi dell’ufficio studi della Cia, diffuso nel fine settimana.
Così si legge nel comunicato della Cgia:
“Nei giorni scorsi sia l’OCSE sia il Fondo Monetario Internazionale ne hanno chiesto la re-introduzione. E sebbene dal 2016 non paghiamo più la Tasi sull’abitazione principale, dalla CGIA fanno sapere che in quell’anno (ultimo disponibile con dati aggiornati) gli italiani hanno comunque versato al fisco ben 45,4 miliardi di euro di imposte patrimoniali. In poco più di 25 anni la loro incidenza sul Pil è raddoppiata, mentre in termini assoluti il gettito è aumentato di 5 volte”.
Così Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA.
Le patrimoniali sono “una quindicina, anche se le due imposte che gravano sulle abitazioni e sugli immobili ad uso produttivo e commerciale, ovvero la Tasi e l’Imu, garantiscono quasi la metà del gettito complessivo”. Zabeo rileva che “nel 2017, ad esempio, per onorare questi due tributi le famiglie, le imprese e i lavoratori autonomi hanno versato oltre 20 miliardi di euro. Un po’ meno onerose, ma altrettanto invise dai contribuenti, sono le imposte di bollo, che includono anche il prelievo annuale di 34,20 euro sui conti correnti con depositi superiori i 5 mila euro, quello del 2 per mille sugli strumenti finanziari e il bollo auto”.
In occasione dei lavori primaverili dei giorni scorsi, l’Fmi aveva diramato il Fiscal Monitor, dando consigli ben precisi all’Italia su come risanare i conti pubblici. Affinché il trend ribassista del debito sia possibile, l’istituzione aveva auspicato diverse misure: tra queste, il taglio della spesa primaria corrente, il sostegno alle fasce più deboli, l’aumento degli investimenti e la riduzione del carico fiscale sul lavoro con un ampliamento della base imponibile e uno spostamento” verso la tassazione delle “ricchezze (dunque la patrimoniale), degli immobili (magari la reintroduzione dell’Imu sulla prima casa) e dei consumi (dunque aumento dell’Iva)”.
Ora, pur confermando la presenza di diverse patrimoniali, la Cgia tiene a precisare che “Fortunatamente il prelievo complessivo riconducibile alle tasse patrimoniali è in calo.
Così in particolare Renato Mason, Segretario della CGIA:
“A partire dal 2016 si è registrata una riduzione del gettito a seguito di una serie di misure introdotte dal Governo Renzi, come l’esenzione del pagamento della Tasi sulla prima casa, l’abolizione dell’Imu agricola e dell’Imu sugli “imbullonati”. Una serie di misure che a livello nazionale ha permesso ai proprietari di immobili residenziali e produttivi di risparmiare 4,3 miliardi di tasse”.
Ma quali sono queste patrimoniali che gli italiani pagano? La Cgia ne fa un elenco, riferendosi alle “imposte patrimoniali considerate in questa analisi dall’Ufficio studi” e relative al “periodo 1990-2016”.
1) Imposta di registro e sostitutiva;
2) Imposte di bollo;
3) Imposta ipotecaria;
4) Diritti catastali;
5) Ici/Imu/Tasi;
6) Bollo auto;
7) Canone Radio Tv;
8) Imposta su imbarcazioni e aeromobili;
9) Imposta sulle transazioni finanziarie;
10) Imposta sul patrimonio netto delle imprese;
11) Imposte sulle successioni e donazioni;
12) Imposta straordinaria sugli immobili;
13) Imposta straordinaria sui depositi;
14) Imposta sui beni di lusso.
La CGIA precisa che “nel 2012, a seguito delle misure introdotte dal Governo Monti, l’imposizione patrimoniale è cresciuta, rispetto al 2011, di 12,8 miliardi di euro, un balzo di oltre il 40 per cento. Mentre nel 2013 si è avuta una temporanea flessione dovuta all’abolizione dell’Imu sulle abitazioni principali”.