Fondi: si riduce il gap di genere, ora il 47% di chi investe è donna
Sempre più donne si avvicinano ai fondi comuni di investimento, riducendo il gap di genere che storicamente caratterizza il mondo della finanza. E’ ciò che emerge dall’ Osservatorio presentato alla terza giornata del Salone del Risparmio 2022, nella conferenza aperta dall’intervento di Riccardo Morassut, Senior Research Analyst dell’Ufficio Studi di Assogestioni. Ebbene, la differenza uomo-donna nell’universo dei sottoscrittori si sta progressivamente annullando, in favore di un sostanziale equilibrio tra i generi, con le donne che oggi rappresentano il 47% degli investitori in fondi contro il 53% degli uomini. Negli ultimi 20 anni, questo gap è sceso da 16 a 6 punti percentuali (nel 2002 il rapporto uomini-donne era del 58%-42%).
Il valore medio dell’investimento in fondi è intorno ai 53.000 euro, ma con qualche dfferenza di genere. L’investimento medio degli uomini è più alto, sui 55.000 euro, contro i 50.000 euro delle donne.
L’identikit del sottoscrittore di fondi comuni
Dalla ricerca emerge in primo luogo che tra le fasce più adulte della popolazione (oltre i 56 anni) la cifra è superiore a questa media e l’importo, inoltre, varia in base alla tipologia del prodotto: più basso per i sottoscrittori di fondi italiani (31.000 euro), più alto per gli investitori in fondi esteri. L’età media complessiva è di 61 anni e il 41% dei sottoscrittori ha un’età inferiore a 56 anni.
A livello di ripartizione per area geografica, circa due terzi degli investitori risiedono nel Nord Italia: il 38% nel Nord-Ovest, il 26% nel Nord-Est. Nel Centro risiede il 19% dei sottoscrittori, al Sud il 12% e il 5% nelle Isole. Nel Nord si registrano importi medi investiti pari o superiori alla media.
Quali tipologie vanno di più
Lo studio inoltre analizza anche la distribuzione della partecipazione al mercato dei fondi per modalità di sottoscrizione. In media, il versamento unico (PIC) rimane la forma prevalente, in quanto scelto dal 63% dei risparmiatori, mentre PAC e forma mista si fermano rispettivamente al 22% e al 15%. Andando ad analizzare lo spaccato generazionale e concentrandosi sui sottoscrittori più giovani, fino ai 40 anni emerge che tra Millennials e Generazione Z, infatti, il 65% predilige modalità di sottoscrizione alternative, quindi PAC o forme miste, mentre i PIC vengono scelti dal restante 35%.
I dati relativi alle tipologie di fondi più presenti nei portafogli dei sottoscrittori indicano che le masse investite in fondi flessibili rappresentano il 29% del totale. In particolare, tra i fondi italiani prevale l’investimento in quelli flessibili (43%) e obbligazionari (27%), mentre tra i prodotti esteri cresce la componente azionaria, con il valore per i fondi cross border che si attesta al 47%.
L’Osservatorio analizza anche il grado di rischio degli investimenti, tipicamente strutturato su 7 livelli da 1 (rischio minimo) a 7 (rischio massimo): per due terzi è compreso tra 1 e 4. Il 73% dei fondi italiani ha un grado di rischio compreso tra 1 e 4. Per il 51% dei fondi cross border è invece superiore a 4.
Infine, l’Osservatorio rivela che la maggior parte dei fondi italiani è acquistata attraverso il canale bancario (95%). Il peso dei fondi distribuiti dalle reti di consulenti finanziari aumenta tra i prodotti esteri: per i fondi cross border sale al 44%.