Frena ancora la produzione industriale italiana, male settore auto. Alimentare è l’eccezione
Il secondo trimestre non è iniziato bene nemmeno per l’Italia dal punto di vista dell’attività industriale che continua a scendere. A dare l’entità della discesa è l’Istat che ha pubblicato i dati per il mese di aprile che mostrano un calo mensile dello 0,7% rispetto a marzo e una contrazione dell’1,5% su base annua. Nella media del trimestre febbraio-aprile, permane invece una variazione positiva (+0,7%) rispetto al trimestre precedente.
Nel dettaglio, l’indice destagionalizzato mensile mostra un aumento congiunturale, di rilievo, solo per l’energia (+3,6%); diminuzioni si registrano, invece, per i beni strumentali (-2,5%) e, in misura più lieve, per i beni intermedi (- 0,7%) e i beni di consumo (-0,5%). Calo a doppia cifra ad aprile per la produzione italiana di auto che indietreggia del 17,1% rispetto all’anno precedente nei dati corretti per gli effetti di calendario. Il Centro studi Promotor sottolinea che questo dato “pone con grande evidenza il problema di modificare il sistema in vigore di incentivazione all’acquisto di veicoli a basso impatto per renderlo effettivamente incisivo anche per l’economia del settore dei trasporti e quindi per l’economia italiana in generale”.
“Ad aprile si rileva, per il secondo mese consecutivo, una flessione congiunturale della produzione industriale, dopo gli aumenti rilevati ad inizio anno. Nonostante la flessione di aprile, la variazione congiunturale su base trimestrale si mantiene positiva”, commenta l’Istat. Quanto ai settori di attività economica variazioni tendenziali positive per la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+5,8%) e le industrie alimentari, bevande e tabacco (+4,9%). Le flessioni più ampie si riscontrano nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-8,2%), nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-7,4%) e nella fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a. (-6,2%).
Unc: doccia fredda per il Governo
“Una doccia fredda per il Governo e per il Paese. Iniziamo il secondo trimestre nel peggiore dei modi. Un dato che avrà effetti sul Pil e sulle previsioni di crescita del Governo, alzando il rischio di una manovra correttiva“, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori (Unc), aggiungendo che “rispetto ai valori pre-crisi dell’aprile 2008, la produzione totale è ancora inferiore del 22,4%, ossia più di un quinto. In 11 anni, i beni di consumo durevoli sono precipitati addirittura del 31,9%, quasi un terzo”. “Una voragine da colmare che indica come gli italiani non si possano ancora permettere di acquistare i beni di consumo più costosi e che la priorità del Governo dovrebbe essere quella di rilanciare la capacità di spesa del ceto medio”, conclude Dona.
Sulla stessa lunghezza d’onda il commento ai dati che arriva dal Codacons che dichiara: di male in peggio. “A preoccupare è in modo particolare la forte riduzione della produzione nel comparto dei beni di consumo – spiega il presidente dell’associazione Carlo Rienzi –. Qui su base mensile il calo è del -0,5%, ma raggiunge il picco del -3,4% per i beni di consumo durevoli rispetto allo stesso periodo del 2018. Numeri che rispecchiano in modo evidente la crisi dei consumi che si registra in Italia, con la spesa che non riparte e le famiglie che tendono a rimandare al futuro gli acquisti, con effetti negativi diretti per tutto il comparto industriale”.
La nota positiva
C’è però un elemento positivo in questo quadro fortemente incerto: l’alimentare fa segnare un forte balzo del 4,9% della produzione che attenua il flop registrato dall’industria in generale. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti. L’associazione lo definisce “un segnale importante per un settore trainante del Made in Italy che continua a crescere a livello nazionale e nelle esportazioni”. A pesare positivamente – continua Coldiretti – è stato anche l’impatto della Pasqua che tradizionalmente con l’aumento dei consumi a tavola rappresenta un elemento di traino. Il cibo resta la principale voce del budget delle famiglie dopo l’abitazione con un importo complessivo di 215 miliardi.
(News aggiornata alle 11.15)