Finanza Notizie Italia Futuro della mobilità: verso una nuova fase “più sostenibile”, con più forme di sharing (Deloitte)

Futuro della mobilità: verso una nuova fase “più sostenibile”, con più forme di sharing (Deloitte)

4 Maggio 2020 15:35

 

Oggi è ufficialmente partita la ‘Fase 2’ dell’emergenza coronavirus in Italia e il mondo dei trasporti è uno dei sorvegliati speciali di questo lunedì. Da tempo si discute proprio del futuro della mobilità, di come sarà possibile ridisegnarla ai tempi del Covid-19. Deloitte ha dedicato lo studio “From now on. Mobility Boost, si apre una nuova fase”, che analizza le conseguenze più recenti sugli attori di questo settore e delinea gli scenari possibili per un comparto che rappresenta un tema strategico e di interesse anche per quei settori industriali non tradizionalmente legati alla mobilità.

“Come tanti altri settori anche quello della nuova mobilità sta vivendo un periodo di grande incertezza. La frammentazione dell’offerta, la presenza di un elevato numero di operatori di piccole dimensioni e modelli di business ancora in sofferenza economicamente potrebbero incidere sotto due punti di vista – afferma Luigi Onorato, senior partner di Deloitte Italia -. Da un lato, provocando la possibile scomparsa degli operatori più piccoli qualora non venga previsto un intervento strutturale ed economico di supporto da parte del regolatore. Dall’altro, potremmo assistere a fenomeni di consolidamento attraverso operazioni di M&A, anche con l’intervento del mondo pubblico (es. fusioni tra piccoli operatori o acquisizioni)”.

Largo ad alcune forme di sharing “embrionali”

In questo nuovo contesto potrebbe farsi largo lo sviluppo di alcune forme di sharing fino ad oggi considerate “embrionali”, come ad esempio la cosiddetta micro mobilità di cui fanno parte monopattini, bike e scooter sharing. Potrebbero, infatti, rappresentare un modo sicuro e conveniente per muoversi all’interno delle città (per esempio in Cina a tre mesi dal contagio l’utilizzo del bike sharing è aumentato del +150%), e che potrebbero trovare uno sfogo ancor più forte soprattutto nelle aree urbane medio-piccole (ad esempio, in Italia, circa l’85% della popolazione vive in comuni con meno di 250 mila abitanti) dove ad oggi la normativa non è ancora stata in grado di favorirne un pieno sviluppo. L’altra faccia della medaglia è però rappresentata dall’altrettanto probabile trasformazione che attende forme più consolidate e oggi messe a rischio, come il car pooling (sostenibile a livello ambientale, ma in contrasto con i bisogni di distanziamento sociale) e il car sharing, chiamato a prevedere forme più sicure, a partire dalla sanificazione dei mezzi.

Secondo lo studio di Deloitte gli operatori in campo stanno reagendo con iniziative che riguardano tre macro-ambiti di intervento: con un coinvolgimento attivo a livello sociale (diventando complementari e a supporto del settore dei trasporti pubblici), una revisione del modello operativo per aumentare il livello di sicurezza (sistemi di sanificazione automatica dei mezzi) e con strategie volte a incentivare l’utilizzo dei mezzi anche nel periodo di emergenza, basate sulla revisione delle logiche di pricing per incentivare l’utilizzo continuativo da parte dello stesso utente e una maggiore accessibilità ai servizi anche nelle zone extra urbane.

“Per il settore della nuova mobilità, la fase che stiamo attraversando impone una riflessione che permetta di gestire l’emergenza e di impostare la ripresa coerentemente con il nuovo contesto sociale ed economico che si andrà a delineare”, afferma Luigi Onorato, secondo cui anche in questo delicato momento, la nuova mobilità rimane un ambito strategico per tutti i settori coinvolti, centrale per mantenere una relazione forte con i clienti e si inserisce in un contesto in cui l’offerta degli operatori rimane ricca, innovativa e in grado di rispondere ai bisogni dei consumatori. La sfida per lo sviluppo e il successo dei singoli modelli dipenderà̀, prosegue Onorato, dalla capacità degli operatori di intercettare i nuovi bisogni della collettività e dagli stimoli, quanto mai ora necessari, che le Istituzioni sapranno mettere in atto per ripensare l’intero ecosistema della mobilità.

La crisi non risparmia nessuno nella filiera….
In attesa che la nuova mobilità prende forma, l’emergenza attuale sta colpendo tutti i settori che ricoprono un ruolo lungo la value chain della nuova mobilità. A cominciare dall’Automotive che solo a marzo 2020 ha registrato un crollo delle immatricolazioni di autovetture nei principali paesi europei (Germania -38%, Spagna -69%, Francia -72% e Italia -85,4%), mentre a livello continentale più di 1,1 mln di lavoratori sono stati colpiti dall’arresto della produzione, con un impatto di oltre 1,2 mln di veicoli non prodotti a marzo 2020 (pari al 6,25% del totale dei veicoli prodotti nel 2019).

Se si analizza la situazione nell’ambito dei trasporti la crisi ha toccato l’87% delle aziende operanti nel settore, mentre per il comparto assicurativo c’è stata una forte riduzione dei rinnovi delle polizze auto (-23%) e nella sottoscrizione di polizze per auto nuove (-86,1%), oltre a un plausibile aumento della competizione sulle tariffe. Sul fronte degli operatori di nuova mobilità, tutti sono stati colpiti a loro volta dai blocchi della circolazione e per quanto riguarda il car sharing, analizzando il caso italiano (uno dei mercati più sviluppati per questa forma di mobilità) si assiste a una contrazione degli utilizzi con picchi fino al -70%, mentre il noleggio ha visto in Italia un calo delle immatricolazioni a marzo 2020 rispetto al 2019 (-98% immatricolazioni a breve termine, -80% a lungo termine).