Garanzie statali per 750 miliardi, un gran rischio in caso di ripresa asfittica
“Non curarsi del debito è un atteggiamento miope, vale per una famiglia e vale per uno Stato. Le condizioni possono mantenersi sotto controllo per lungo tempo, tanto da riuscire sempre a risolvere sul filo del rasoio la situazione di insolvibilità. Il tempo in cui tale condizione si protrae contribuisce a mantenerci nella convinzione che si sistemerà tutto. Sempre. Fino a quando un banale evento ci potrà buttare nel baratro. Così inizia l’incipit del 38° Osservatorio trimestrale sui dati economici italiani elaborato dalla Mazziero Research, secondo cui “la fortuna che ci assiste non ci ha ancora portato in questa condizione, adorata o criticata che sia la presenza in Europa ci ha fornito un paracadute. Oggi i mercati si mantengono comprensivi solo per il fatto che l’Europa sta varando una serie di misure di sostegno. La Bce sta acquistando i nostri titoli di Stato a ritmi elevati. Il Governo ha varato provvedimenti imponenti, anche se il nostro deterioramento economico richiederebbe ancor di più. Dovrà esserne consapevole la politica, che dovrà senza indugio esplicitare piani credibili di rientro, riforme fiscali e semplificazioni della burocrazia. Dovranno essere consapevoli i cittadini che dovranno rendersi conto dell’inganno di chi propone misure insostenibili. È il momento che l’orchestrina sul Titanic smetta di suonare e vada verso le scialuppe”.
Ora arriva il conto del debito pubblico
Un debito a fine anno tra 2.550 e 2.580 miliardi con una contrazione del Pil tra il 6 e 9%, che porterebbero il deficit/Pil al 10% e il debito/Pil al 157%. Queste le stime che emergono dal 38° Osservatorio sui conti italiani. La Mazziero Research spiega che “siamo di fronte a un decennio di sottovalutazione del debito e ora arriva il conto, sebbene ci troviamo di fronte a un evento estremo e inaspettato come una pandemia, paghiamo le conseguenze dell’incapacità della politica italiana di amministrare le risorse secondo principi di sostenibilità. In agguato c’è un pericolo ancora più grande di cui nessuno sembra preoccuparsi: nel 2020 lo Stato è pronto a concedere garanzie per 750 miliardi con accantonamenti di bilancio estremamente ridotti. L’eventuale escussione delle garanzie in un quadro di ripresa asfittica insieme a condizioni critiche di finanziamento potrebbe indurre i conti pubblici in una condizione di pre-default. Siamo di fronte a un rischio da non sottovalutare, già ora dobbiamo pensare alle possibili soluzioni, come l’utilizzo di tutti i sostegni in ambito europeo. La convinzione che ce la possiamo fare da soli è miope oltreché insostenibile”.
Calo senza precedenti del Pil
La stima preliminare dell’Istat per il Pil del 1° trimestre 2020 ha indicato un calo del 4,7%. Tuttavia, l’Istituto di Statistica ha sottolineato la mancanza totale o parziale di alcuni indicatori nella rilevazione, con il ricorso a tecniche statistiche di integrazione che potrebbero portare a revisioni successive di entità superiore. Infatti, il calo del 4,7% potrebbe risultare sottostimato rispetto alle indicazioni di lockdown riportate dall’Istat durante l’Audizione a Camera e Senato in merito al Def.
Le stime Mazziero Research che sono state rimodulate per tenere conto del valore Istat, vedono un ulteriore peggioramento nel 2° trimestre con un calo compreso tra l’8 e il 12%. Pur presentando ancora un’elevata aleatorietà sul pieno ritorno a regime delle attività, le stime Mazziero Research indicherebbero un forte recupero nel 3° trimestre compreso tra l’11 e il 15% e un più contenuto assestamento nel 4° trimestre compreso tra il +3 e il + 6%. Non si può escludere peraltro che un allungamento dei periodi di parziale riapertura possa determinare un progresso nel 3° trimestre più contenuto e di conseguenza una maggiore crescita sul 4° trimestre. Pur a fronte di questi dati trimestrali, sottolinea la Mazziero Research, la crescita annuale resterebbe compromessa e si aggirerebbe in un intervallo di valori che possono andare da -6 al -9%.
L’Italia si rialzerà a fatica
Il calo del 1° trimestre di quest’anno, a cui seguirà un 2° trimestre ancora più severo, riporterà l’Italia a livelli che non si vedevano dalla seconda metà degli anni ’90 e da cui sarà difficilissimo rialzarsi. Anche perché, spiega la Mazziero Research, se è vero che l’Italia ha un’economia ampia e diversificata, con una forte propensione alle esportazioni, quando viene posta al confronto con i maggiori partner dell’Eurozona appare la nazione più debole, con una elevata fragilità nelle fasi di discesa e con un’enorme inerzia a risollevarsi. Le cause sono molteplici: da un lato una scarsa volontà di spesa della popolazione a causa di incertezza accompagnata a un’elevata propensione al risparmio e dall’altro lato una mancanza di progettualità a lungo termine della politica associata a un totale disinteresse nella riduzione del debito che sottrae risorse preziose. Secondo la Mazziero Research, il problema della mancata crescita va di pari passo con l’aumento del debito che determinano in questi frangenti un effetto più che proporzionale sui rapporti deficit/Pil e debito/Pil a cui guarda il mercato e che non sarebbero sostenibili se non vi fosse un’azione proattiva della Bce.
“L’emergenza legata alla pandemia Covid passerà, ma lascerà ferite profonde sia nel tessuto produttivo del nostro Paese sia negli equilibri economici che ci legano a doppio filo con l’Europa e che saranno oggetto di futuri condizionamenti. Al tempo stesso appare ancor più velleitaria ogni spinta per un ritorno alla sovranità monetaria, che in tali condizioni dei conti pubblici getterebbe il Paese nel caos, nella povertà e molto probabilmente sfocerebbe in tumulti”.