Gender gap: con più donne nel mondo business Pil in salita del 35%
In Italia, la differenza in busta paga fra uomo e donna è del 23,7% contro una media europea del 29,6%, con gli uomini che guadagnano in media circa 2.705 euro l’anno più delle donne. Così emerge dalla ricerca “Il Gender Gap in Italia. Donne, Covid e futuro del lavoro: il ruolo del PNRR e del mondo dell’informazione” realizzata dalla Rome Business School secondo cui per colmare il divario di genere in tutto il mondo si dovrà attendere oltre 135 anni.
Pandemia e lavoro: donne le più penalizzate
La pandemia sta svantaggiando soprattutto le donne. Si riduce il loro tasso di occupazione (da 50% a 48,6%) e si amplia il gap occupazionale tra donne e uomini (da 17,9 a 18,9 punti). Le più penalizzate sono le donne che, prima della pandemia, erano riuscite ad accedere all’occupazione solo attraverso contratti precari e in settori caratterizzati da un elevato ricambio. Non a caso, l’Italia è oggi tra gli ultimi posti tra i paesi industrializzati per la qualità del suo impiego (OSCE, WEF) proprio a causa di un ritardo in ambito di smart working, unito ad un’endemica assenza di stabilità lavorativa. Già all’inizio della pandemia la partecipazione delle donne alla forza lavoro mostrava una diminuzione più marcata rispetto a quella degli uomini: il 5% di tutte le donne occupate ha perso il lavoro, rispetto al 3,9% degli uomini (ISTAT 2021). Non solo, il reimpiego delle donne è stato più lento.
Le donne sono meno presenti nel mondo della finanza, tra i top manager, in politica e nelle professioni legate alle nuove tecnologie. La ricerca sottolinea infatti che la percentuale di donne CEO in Italia, secondo i dati dell’associazione European Women on Boards (EWB), è scesa nel 2021 al 3% (nel 2020 rappresentavano il 4%), il che posiziona il nostro Paese in fondo alla classifica assieme a Germania (3%) e Svizzera (2%) e dietro a Spagna (4%) e Portogallo (6%), contro il 26% della Norvegia, il 18% della Repubblica Ceca e 14% della Polonia.
Le possibili soluzioni
Infine la ricerca della Rome Business School conclude che un maggior coinvolgimento delle donne nel mondo business, attuato riducendo le barriere che ne ostacolano l’ingresso o il reinserimento nel mercato del lavoro, porta ad una crescita esponenziale del Pil fino al 35% (FMI). Con le giuste politiche, le opportunità offerte dalla digitalizzazione, la globalizzazione e l’aumento dell’aspettativa di vita possono essere sfruttate per favorire la riduzione del gender gap, fino alla sua chiusura, incentivando l’empowerment femminile in modo da permettere alle donne di coltivare la loro professione senza dover rinunciare alla famiglia ed arrivare ad un reale job sharing.