Giovani italiani in coda all’Europa su scuola, lavoro e indipendenza economica
I giovani italiani sono lontani anni luce dai loro coetani europei in tema di formazione e lavoro. Lo confermano alcuni recenti studi, secondo cui il tasso di abbandono scolastico in Italia è superiore al resto d’Europa e l’alternaza scuola-lavoro è un disastro. Criticità che si traducono in maggiori difficoltà per gli under 30 italiani a trovare un impiego decente che possa renderli indipendenti a livello economico e uscire di casa. E così ecco che si conferma la tendenza italiana a rimanere in famiglia fino ai 30 anni.
Scuola e lavoro, l’esempio da seguire è la Germania
Il confronto internazionale, effettuato in uno studio di Confartigianato, evidenzia due criticità del sistema scolastico italiano. Innanzitutto, il tasso di abbandono scolastico che in Italia, sebbene abbia già raggiunto il target (16%) fissato da Bruxelles per il 2020, rimane comunque oltre tre punti superiore al 10,6% della media europea. A questo si aggiunge il fatto che in Italia solo il 4,1% dei giovani under 30 studia o è in formazione e contemporaneamente lavora, quota che è quasi un quarto del 14,6% rilevato nell’Unione europea. Se poi lo si confronta con il 22,4% della Germania, ecco che il distacco diventa un abisso. La Germania vanta infatti un modello di lunga tradizione di formazione duale che alterna scuola e lavoro. Questa alternanza, percorso obbligatorio dell’ultimo triennio delle scuole superiori, rappresenta uno strumento per colmare il divario tra percorsi di apprendimento e competenze richieste dalle imprese e per facilitare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro.
Sulla partecipazione delle imprese ai percorsi di alternanza influiscono le condizioni del mercato del lavoro: analizzando i dati delle regioni italiane si osserva, infatti, che al diminuire del tasso di disoccupazione tende a crescere la quota di imprese che ospitano studenti in alternanza scuola lavoro. Una maggior propensione ad ospitare studenti si osserva nel Centro-Nord, e in particolare il Nord-Est (15,9% delle imprese), mentre la quota minore, pari al 7,6%, si osserva nel Mezzogiorno. Scendendo nel dettaglio, le province più disponibili e che offronto maggiori opportunità sono Vicenza (19,3%), Belluno (19,1%) e Vercelli (19%).
Giovani in casa e con paghetta fino a 30 anni
La mancanza di lavoro costringe i giovani italiani a restare in casa con i genitori fino a 30,1 anni, quattro in più rispetto alla media europea di 26 anni. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Eurostat che evidenziano come a lasciare per primi i familiari siano i ragazzi dei Paesi nordici, come Svezia (21 anni), Danimarca (21,1) e Finlandia (21,9). In coda alla classifica insieme all’Italia ci sono Malta e Croazia con rispettivamente 32,2 e 31,9 anni e la Slovacchia (30,8). A pesare oltre a fattori culturali c’è certamente la situazione di difficoltà economica che colpisce i giovani italiani con un tasso di disoccupazione del 31,7% che è tra i più alti d’Europa. Una situazione di disagio sociale che obbliga sei italiani su dieci (61%) tra i 18 e i 34 anni a vivere con la paghetta dei genitori, secondo una indagine Coldiretti/Ixé. Eppure più di un giovane senza lavoro su due (56 per cento) accetterebbe un posto da spazzino, poco più della metà (51 per cento) punterebbe a un lavoro nella food delivery (consegna di cibo a domicilio) e un 50 per cento farebbe il dog sitter.