Governo Conte salvo=carta italiana salva. Referendum ed elezioni blindano anche i BTP
Il governo Conte bis è salvo: nessuno scossone, di conseguenza, neanche sui BTP, che sono soliti essere tra i primi asset che scontano eventuali terremoti politici.
Il governo italiano riesce a superare un’altra importante prova del nove: quella delle elezioni regionali, unita al referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari. In attesa dei risultati definitivi, la mappatura dei voti che gli italiani hanno dato ai vari partiti consente di avere un’idea dell’attuale scacchiere politico del paese.
Intanto, il governo M5S-PD esce dai risultati elettorali blindato: da un lato c’è il rafforzamento del PD, che incassa importanti vittorie sul fronte delle elezioni regionali, sventando il pericolo che la roccaforte rossa Toscana finisca in mani leghiste: il democratico Eugenio Giani vince con il 49% rispetto al 40% della leghista Susanna Ceccardi.
In Puglia si conferma Michele Emiliano, con il 46,6%, rispetto al 37,6% di Raffaele Fitto. In Campania trionfa Vincenzo De Luca con il 64,7%, a fronte del 20,8% di Stefano Caldoro. Lo spoglio procede a rilento, però, in Campania, e lo scrutinio di ulteriori schede elettorali attribuirebbe a De Luca una vittoria vicina al 70%.
Certo, c’è la perdita dell’altra roccaforte rossa in ballo con queste elezioni: quella delle Marche, conquistate da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.
E il centrodestra non perde, ma pareggia con il PD di Nicola Zingaretti, con un vero e proprio plebiscito che incorona quello che viene considerato da tempo un rivale, nell’arena politica della Lega, del leader Matteo Salvini: Luca Zaia, riconfermato in Veneto con un il 75% dei voti. Rimanendo in ambito di centrodestra, viene confermato anche il presidente della Liguria Giovanni Toti, con il 55% rispetto al 38% di Ferruccio Sansa, candidato di PD e M5S. Considerando la vittoria di FdI nelle Marche, la battaglia elettorale tra Lega e PF finisce 3 a 3. Intanto il Giornale riporta che, secondo il primo exit-poll del Consorzio Opinio Italia per Rai, come riportato da Adnkronos, alle elezioni in Valle d’Aosta è in testa la Lega con il 20-24%, con una copertura del campione stimata dell’80%.
Netto, dunque, lo stacco rispetto ai partiti e alle coalizioni che inseguono, con l’Unione Valdotaine del governatore in carica Renzo Testolin ferma all’11%. Il Movimento 5 Stelle è al 4%. Sarebbe dunque, in verità, un 3 a 4, anche se c’è da dire che in Valle d’Aosta c’è un sistema elettorale diverso che in altre regioni italiane.
Debacle per il M5S, che vede assottigliare il consenso in tutte le regioni, con risultati decisamente sconvolgenti rispetto a quelli del passato.
Nonostante questo, il M5S incassa un punto proprio grazie al referendum sul taglio dei parlamentari: trionfa il Sì, con il 69,96% rispetto al 30,05% dei NO, a fornte di una affluenza pari al 53,84%. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio esulta, rivendicando la paternità della riforma da parte del Movimento. “E’ la politica che da’ un segnale ai cittadini. Senza il Movimento 5 stelle tutto questo non sarebbe mai successo”. Dal canto suo il segretario del PD, (altro partito della maggioranza di governo), Nicola Zingaretti, si esprime così:
“Con la vittoria del Sì si apre una stagione di riforme e faremo in modo che questa stagione vada avanti spedita nelle prossime settimane”.
Le dichiarazioni rilasciate dalle varie aree politiche non fanno presagire né alcun rimpasto di governo, né la minaccia di elezioni anticipate, date in realtà già poco probabili prima del voto. Certo, c’è la Meloni che scalpita, ma Salvini, per fare un esempio, non ha assolutamente fretta, vista la perdita di consensi a suo favore.
Insomma, il governo Conte bis è salvo sebbene i malumori interni al M5S per i disastrati risultati elettorali potrebbero condizionarne la serenità. Ma nessuno vuole tornare al voto ora, anche perchè sia il PD che il M5S puntano a dare ai propri elettori quello che hanno promesso: un Recovery Plan, un piano per la ripresa, degno delle risorse del Recovery Fund, degno dunque delle risorse europee anti-COVID-19 che, nel caso dell’Italia, ammontano a ben 209 miliardi di euro.
Che soltanto l’attesa del Recovery Fund abbia portato fortuna ai BTP è un dato di fatto: basta snocciolare gli ultimi dati che mettono in evidenza come, chi ha puntato sui titoli di stato italiani, abbia fatto decisamente meglio rispetto a chi ha puntato sulla Borsa, in particolare sul Ftse Mib di Piazza Affari. I ritorni sono stati di tutto rispetto, e a essere premiati sono stati soprattutto i BTP a più lunga scadenza.
Lo spread BTP-Bund oscilla oggi in ribasso poco al di sopra della soglia di 143 punti base, rispetto ai 150 circa di ieri, e a fronte di tassi sui BTP decennali allo 0,90%. Che a questo punto si avvicinano sempre di più a quel record minimo dei tassi dei BTP decennali, testato nel settembre del 2019, in corrispondenza dello 0,805%).
Ma c’è un altro fattore che continua a fare da assist dalla carta italiana: è il fattore Bce, che da anni fa incetta di titoli di debito pubblico del made in Italy e dell’intera Eurozona, e che potrebbe anche aumentare la quota dei suoi acquisti, visto che, secondo alcuni rumor, un eventuale potenziamento del QE pandemico (in tempi di seconda ondata di coronavirus-COVID-19), ovvero del programma PEPP, non è escluso.
Così gli analisti di Equita SIM commentano i risultati elettorali:
“Il risultato delle elezioni regionali e del referendum costituzionale consolidano la coalizione di governo, rafforzando la posizione del PD che si conferma alla guida in Campania (scontato), Toscana (atteso) e Puglia (inatteso). La conferma referendaria del taglio dei parlamentari riduce ulteriormente gli scenari di nuove elezioni, visto anche lìindebolimento della leadership di Salvini nel centrodestra, pur rimanendo la Lega primo partito”. Gli esperti della SIM milanese ricordano che “non vedevamo rischi per la tenuta del Governo anche in uno scenario più sfavorevole per il centro-sinistra e non ci aspettiamo quindi impatti rilevanti su BTP e spread che a nostro avviso sono guidati maggiormente dalle azioni della BCE e dall’implementazione efficace del Recovery Fund. I risultati elettorali dovrebbero però consentire al governo di rifocalizzarsi rapidamente su quest’ultimo tema, rilevante per le prospettive 2021-22”. Riguardo alle scelte di portafoglio, così Equita SIM: “Nel nostro portafoglio raccomandato continuiamo a privilegiare i settori più difensivi ed esposti ai temi di investimento che saranno finanziati dal Recovery Fund/Green Deal (Utilities, Telecom, Infrastrutture/Cemento – quindi Terna, Enel, Telecom, Buzzi, Falck, Erg, Snam, Acea) e/o esposti a trend strutturali quali ad esempio la digitalizzazione/5G (Fineco, Inwit, RaiWay).