Governo fa dietrofront su deficit, ora tira dritto. Salvini smentisce soglia tregua spread mentre lapsus Di Maio diventa un caso
Dopo le prime pressioni arrivate da Bruxelles, il governo M5S-Lega frena sul deficit, modificando i target per il 2020 e il 2021 e rimanendo contestualmente fedele all’obiettivo di fare un deficit-Pil, nel 2019, pari al 2,4%.
Questa stessa soglia, che avrebbe dovuto caratterizzare l’intero triennio, viene invece abbassata per gli anni successivi: per il 2020 si stima un calo dal 2,4% del 2019 al 2,1%, per poi scendere all’1,8% nel 2021.
Il dietrofront del governo M5S-Lega sarà sufficiente a smorzare il rigore dell’Unione europea? Anche se si tratta di un’apertura importante, il sì dell’Ue è tutt’altro che garantito. Ma, così come riporta La Stampa, il M5S e la Lega sono determinati a questo punto ad andare avanti.
Entrambi i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio alzano le spalle: ‘Ci bocciassero pure la manovra. Siamo pronti. Sarebbero loro a perderci”.
E lo spread non sarà certo un deterrente. La Stampa ha riportato infatti che, se lo spread balzasse a 400 punti, allora il governo Conte potrebbe decidere a favore di un armistizio con l’Ue. Ma Salvini smentisce subito, in un intervento a Radio Anch’Io:
“No, no, questa è una manovra che punta a far ripartire il lavoro. Se tagli le tasse agli imprenditori aiuti la crescita: puntiamo a un’Italia che non cresce dello 0 virgola, ma dell’1,5, del 2, del 2,5 per cento”.
Sempre La Stampa ha riportato quello che è stato il clamoroso lapsus di Di Maio: ospite di Nicola Porro a Quarta Repubblica, il vicepremier ha detto: “Vogliamo costringere l’Ue a dirci no alla manovra”, prima di correggersi in un modo che però non ha convinto nessuno.
Il lapsus è tornato protagonista oggi, con la domanda sulla frase di Di Maio che è stata fatta da Radio Anch’Io a Salvini: “Preferisco essere promosso che bocciato”, ha detto così il ministro dell’Interno e vicepremier leader della Lega, “anche se devo dire che i toni dei commissari europei… questo Moscovici che dice che l’Italia è xenofoba” e “Juncker che paghiamo io, lei e chi ci ascolta che dice che in Italia c’è rischio di fare la fine della Grecia…”.
Alla domanda se questo braccio di ferro sia proprio necessario, Salvini ha risposto: “Ragazzi, chiedetelo a chi è a Bruxelles e passa le giornate a insultare il governo“.
Intanto, dal Sole 24 Ore si apprendono le cifre sulle stime sul Pil che sarebbero contenute nella nota di aggiornamento al Def: nota che rimane ancora un mistero, visto che non è stata ancora comunicata (la scadenza per la sua presentazione era stata stabilita al 27 settembre scorso).
Secondo il quotidiano di Confindustria, il governo M5S-Lega prevede una crescita del Pil dell’1,5% nel 2019, dell’1,6% nel 2020 e dell’1,4% nel 2021. Si parla anche di una stretta sulle banche, di un rapporto debito Pil in calo fino al 126,5% e di una flessione del tasso di disoccupazione addirittura fino al 7%.