Governo giallorosso in vista? Prove di intesa M5S-Pd, ma prime tensioni su taglio parlamentari
Il round di consultazioni del Quirinale riprenderà martedì prossimo. Lo ha comunicato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, auspicando che si arrivi a una soluzione chiara riguardo alla formazione di un governo che abbia la fiducia del Parlamento. In caso contrario, l’Italia deve tornare al voto.
“Svolgerò nuove consultazioni che inizieranno nella giornata di martedì prossimo per trarre le conclusioni e assumere le decisioni necessarie – ha detto Mattarella al termine della giornata di consultazioni della vigilia, auspicando che la crisi venga “risolta in tempi brevi come richiede un grande Paese come il nostro”.
“Sono possibili solo governi che ottengono la fiducia del Parlamento con accordi dei gruppi su un programma per governare il Paese, in mancanza di queste condizioni la strada è quella delle elezioni”. Praticamente Mattarella ha dato al M5S e al Pd quattro giorni per arrivare a una possibile intesa per la formazione di un governo giallorosso.
Si parla tuttavia già di alta tensione su alcuni punti, in particolare sulla questione del taglio dei parlamentari, tanto cara al M5S di Luigi Di Maio. Ne ha parlato anche il Sole 24 Ore riferendosi alla giornata di ieri, laddove ha scritto in prima pagina che “tra i due partiti è continuata una partita tattica giocata su punti programmatici come paletti fondamentali per negoziare: sul taglio dei parlamentari si è rischiata la lite“, anche se poi in serata sono arrivate “dichiarazioni più distensive”.
L’Ansa ha riportato che “l’affondo dei democratici sul taglio dei parlamentari – più che sulla cancellazione di parte del decreto sicurezza – ha accresciuto comunque lo scetticismo pentastellato, a cominciare dai filo-leghisti come Gianluigi Paragone. Dal canto suo il capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio ha precisato che sul taglio dei parlamentari non c’è stato un veto, piuttosto la richiesta che la mossa venga accompagnata da una riforma elettorale”.
Così ha chiarito la posizione del MoVimento Stefano Patuanelli all’assemblea dei gruppi:
“Vi chiediamo mandato di incontrare la delegazione del Pd per parlare del primo punto, il taglio dei parlamentari, sul quale chiederemo chiarezza. Per noi il taglio dei parlamentari si deve fare ora, non fra 10 anni come chiede qualcuno. È una riforma fondamentale per il futuro del Paese con cui gli italiani risparmieranno mezzo miliardo di euro. Oggi abbiamo presentato 10 punti per noi imprescindibili e, non a caso, il taglio dei 345 parlamentari è stato fissato come primo punto sia in virtù dell’importanza che gli attribuiamo sia in virtù del fatto che manca solo un voto e dunque due ore di lavoro della Camera per portarlo a compimento. Il taglio dei parlamentari è il presupposto per il prosieguo della legislatura e per darle solidità. A tal proposito, visto che oggi (ieri per chi legge) abbiamo letto dichiarazioni piuttosto vaghe al riguardo e visto che la Lega continua ad essere il partito del boh, vi chiediamo mandato per incontrare la delegazione del Pd”.
E mentre il leader della Lega continua a corteggiare il M5S, si potrebbe dire in versione ‘Torna a casa Lessie’ o, viste le sue esternazioni spirituali, in stile ‘La parabola del figliol prodigo’, ieri sera il segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti ha confermato che “dalle proposte e dai principi da noi illustrati al Capo dello Stato e dalle parole e dai punti programmatici esposti da Di Maio, emerge un quadro su cui si può sicuramente iniziare a lavorare”.
Al termine delle consultazioni al Quirinale, Di Maio si era di fatto così espresso: “Sono state avviate tutte le interlocuzioni per avere una maggioranza solida che voglia convergere sui punti indicati. Noi non lasciamo affondare la nave, che a pagare siano gli italiani”. Il leader pentastellato ha poi elencato un decalogo dei temi considerati prioritari, dal Movimento, in un nuovo governo, tra cui taglio dei parlamentari, tutela dell’ambiente, riforma della giustizia e delle banche, riforma del conflitto di interessi.
Dal canto suo Maurizio Martina, ex segretario dei dem, in un’intervista rilasciata a Sky Tg24, ha confermato oggi che il taglio dei parlamentari deve andare di pari passo con la riforma della legge elettorale:
“La questione si può affrontare se viene inserita dentro una lettura complessiva dei cambiamenti necessari per fare in modo che quella riduzione del numero dei parlamentari abbia una sua coerenza e una sua logica. Sappiamo che un taglio di questo tipo, ad esempio, porta delle soglie di sbarramento implicite in alcune regioni molto alte. Non è banale riflettere su questo punto. Sappiamo che questo taglio porta a una naturale revisione della leggere elettorale, dobbiamo riflettere e ragionare su questo. Io non credo che non ci siano le condizioni per costruire un’armonizzazione del percorso che può accompagnare il taglio dei parlamentari con altre scelte inevitabili”.
Martina ha continuato: “le tempistiche in questo caso sono fondamentali. Si tratta di fare un lavoro molto serio tra contraenti di un’intesa politica fondamentale su un punto di questo tipo e di collocare tutte le scelte dentro un percorso che anche temporalmente abbia la sua coerenza”.
In un intervento a Rai Radio 1 così ha parlato anche Andrea Orlando, ex ministro e ora vice segretario del Pd: “Siamo per verificare se ci sono le condizioni per dar vita a un nuovo esecutivo. Queste condizioni sono soprattutto politiche, oltre che programmatiche. Non a tutti i costi”.
Peccato che nel Pd sia da poco scoppiata la bomba Renzi, con la diffusione di un audio in cui l’ex presidente del Consiglio accusa l’altro ex premier Paolo Gentiloni di voler far saltare la trattative Pd-M5S:
“Se uno, contravvenendo alle regole interne, con uno spin fa saltare tutto, non è detto che il Pd arrivi tutto insieme alle elezioni…”. Nell’audio si sente Renzi dire che “due giornalisti, Goffredo De Marchis di Repubblica e Alessandro De Angelis di Huffington post, interessante notare che appartengono allo stesso editore, hanno riportato uno spin, che hanno individuato proveniente dal Nazareno, ma in realtà di Paolo Gentiloni, è Paolo che ha fatto passare questo messaggio, con una triplice richiesta di abiura ai Cinque Stelle: dl sicurezza bis, legge di bilancio e questo mi sembra logico, e poi il taglio dei parlamentari. I 5s hanno garantito noi ci stiamo se garantite che arriviamo al referendum, l’ala trattativista del Pd, Franceschini, ha risposto a noi sta bene se ci garantite dei contrappesi sulla legge elettorale. Ma la parte dei Cinque Stelle contraria alla trattativa, guidata da Di Battista e Paragone, allora ha detto Zingaretti è Giuda. E quindi i Cinque Stelle hanno detto andremo alle cinque da Mattarella a dire, mai con il Pd… Questo però vede tutti i gruppi M5s che ormai danno per scontato l’accordo col Pd, preoccupati”.