Governo M5S-Lega? Ilva prima patata bollente, Calenda: brucia 30 milioni cassa al mese
Tra le priorità che il prossimo governo italiano dovrà affrontare, ci sarà sicuramente quella di sbrogliare la matassa Ilva. Mentre l’Italia attende che le trattative in corso tra M5S e Lega si concludano, scoppia di nuovo il caso dell’acciaieria italiana.
Nella giornata di ieri, i sindacati hanno infatti bocciato la proposta di accordo presentata dal governo, con alcuni esponenti, al tavolo nel Ministero per lo Sviluppo economico, che hanno accusato il ministro Carlo Calenda di essere “un abusivo”. A quel punto, il ministro ha dichiarato che “il dossier passa al nuovo governo”, aggiungendo che “il governo ritiene di aver messo in campo ogni possibile azione e strumento per salvaguardare l’occupazione, gli investimenti ambientali e produttivi, anche attraverso un enorme ammontare di risorse pubbliche”.
Calenda ha ricordato che fino ad oggi l’esecutivo “ha finanziato Ilva in amministrazione straordinaria con circa 900 milioni di euro”.
Su come sono andate le cose c’è stato anche un po’ di mistero, visto che fonti sindacali hanno riportato che, dopo essere stato definito “abusivo”, Calenda ha lasciato il tavolo, e fonti del Mise hanno invece affermato che l’incontro è terminato “normalmente” e che “Carlo Calenda non ha mai abbandonato il tavolo”.
Lo stesso Calenda ha poi in prima persona spiegato oggi come sono andate le cose, nel corso di un’intervista rilasciata a 24Mattino, su Radio 24:
“Ho pubblicato per intero l’accordo, l’ho promosso e invito tutti a leggerlo. Perché voglio che gli operai siano coscienti di quello a cui hanno rinunciato. Ilva brucia 30 milioni di cassa al mese e come al solito, come è successo con Alitalia, questo è un dato che i sindacati tendono totalmente a ignorare”.
Ma si tratta, ha rimarcato il ministro, di “soldi dei cittadini italiani e, quindi, io devo renderne conto e cercare di sprecarne il meno possibile”.
CALENDA: DISPONIBILITA’ CASSA SOLO FINO A LUGLIO
Calenda ha ricordato che la liquidità presente nella cassa dell’Ilva permetterà al gruppo di sopravvivere soltanto fino al mese di luglio:
“Sì, è così. Noi abbiamo già dato 900 milioni come cittadini italiani all‘Ilva per tenerla in piedi. Questi soldi finiscono alla fine di giugno e bisogna chiudere questa vicenda. Dopo 32 incontri tra azienda e sindacati che non hanno cavato un ragno dal buco, quello che ho provato a fare ieri è proporre di mettere garanzie per tutti, addirittura garanzie di posto fisso a tempo indeterminato per tutti, ma chiudiamo quest’accordo perché altrimenti perdiamo un asset fondamentale del Paese. Oggi Ilva ha 14mila persone“.
Ancora:
“Abbiamo proposto l’assunzione di 10mila persone con gli stessi diritti – ricorda – persino l’art.18 e le stesse identiche retribuzioni, altri 1500 alle stesse condizioni in una società di servizi a cui Am Investco avrebbe garantito lavoro. Per i restanti un incentivo all’esodo di cinque anni di cassa integrazione e fino a 100mila euro, che credo non ci sia mai stato. Gli unici che si sarebbero potuti urtare rispetto a questa proposta sono i cittadini italiani perché era una proposta che costa un sacco di soldi”.
Il ministro ha smentito le parole del segretario generale della Fim-Cisl Marco Bentivogli, secondo cui sarebbe stato proprio lui a chiudere le trattative.
“La rappresentazione di Marco, che è una persona che io stimo e con cui ho un buon rapporto, è una rappresentazione non veritiera. Ieri hanno detto tutti no secco alla proposta, compresa la Cisl. Dopo di che, la Cisl ha detto ‘Noi siamo disponibili a negoziare’, gli altri sindacati che sono largamente maggioritari rispetto alla Cisl hanno detto che loro sulla base di quella proposta non avevano niente da dire perché volevano tutti assunti dal primo giorno. Io non mi sono affatto alzato dal tavolo, io ho semplicemente detto che prendo atto e avevo già dato la disponibilità, se ci fosse stata la possibilità di continuare a negoziare, di rimanere seduto al tavolo ininterrottamente notte e giorno fino al giuramento del nuovo governo. Però – conclude – non si può chiedere di avere la botte piena e la moglie ubriaca”.
Su Twitter Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, ha intanto lanciato l’appello:
“Bisogna riprendere la trattativa per il rilancio dell’Ilva. Ma serve un grande senso di responsabilità di tutte le parti per trovare una soluzione che salvaguardi l’occupazione e il risanamento ambientale. In ballo c’è il destino di migliaia di lavoratori e di famiglie italiane dell’Ilva”.
In una intervista rilasciata a La Stampa, Calenda ha descritto l’atteggiamento dei sindacati come “una cosa che sta a metà tra il populismo sindacale e il sindacalismo politico“.
“Avevamo messo in piedi un meccanismo per il quale non solo nessuno sarebbe stato licenziato ma a tutti sarebbe stato offerto un posto a tempo indeterminato e gli stessi diritti e retribuzioni del contratto precedente. I sindacati lo hanno respinto. Ora la palla passa al nuovo governo“.
Per il nuovo esecutivo, secondo Calenda, “si apre immediatamente un grosso problema visto che a luglio Ilva esaurisce la cassa e a fine giugno scadono i termini per completare l’intesa con Mittal”.
Ma c’è qualche possibilità di riaprire il negoziato?
“Per me si, il governo è alle ultime ore ma certamente andrà ripreso dalle parti. Io voglio solo esser certo che gli operai dell’Ilva siano consapevoli di quello a cui hanno rinunciato”.
LA REAZIONE DI FEDERMANAGER
Dal canto suo, si è così espresso nella serata di ieri il presidente Federmanager, Stefano Cuzzilla:
“Quello che ci preoccupa maggiormente è la consapevolezza che le risorse finanziarie disponibili per l’Amministrazione Straordinaria non consentono di garantire la produzione oltre il prossimo mese di giugno, per cui si corre il rischio concreto dello spegnimento degli impianti: questo, tradotto, significherebbe chiudere gli stabilimenti”.
“Da parte nostra in tutti gli incontri avuti al Mise abbiamo espresso una valutazione positiva sull’offerta di acquisto presentata da Arcelor Mittal: un interlocutore affidabile, leader mondiale dell’acciaio, che ha dimostrato di credere nel rilancio industriale dell’Ilva, impegnandosi a effettuare investimenti per 2,4 miliardi di euro, che si aggiungono a 1,8 miliardi necessari per l’acquisizione”.
Ancora:
“Il piano presentato da Mittal ormai è l’unica alternativa credibile, in termini industriali e ambientali, per il rilancio del principale Gruppo siderurgico italiano e per i suoi 14 mila lavoratori. Per questo motivo, formuliamo un appello al senso di responsabilità di tutte le parti coinvolte: va ristabilito subito un vero tavolo di confronto sindacale che entri nel merito della trattativa e chiuda il negoziato in tempi brevi”.
“Il nostro appello, naturalmente, è esteso anche alle forze politiche che si accingono a governare il Paese e che raccoglieranno l’eredità di questo delicato dossier. Devono tutti essere consapevoli che in questa partita è in gioco la credibilità stessa dell’Italia di fronte agli investitori stranieri e ai player industriali globali”.