Governo, parte la settimana delle consultazioni. Ecco chi ha in mano il debito pubblico
Parte ufficialmente la settimana delle consultazioni per la formazione del nuovo Governo. A un mese esatto dalle elezioni di domenica 4 marzo, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà impegnato a partire da domani nella prima giornata di consultazioni (Leggi Qui il calendario completo delle consultazioni del 4 e del 5 aprile). Si comincia, dunque, domani con la presidentessa del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che salirà al Quirinale alle 10.30. Un’ora più tardi sarà la volta di Roberto Fico, presidente della Camera dei deputati. Nel pomeriggio toccherà poi ai gruppi. Giovedì 5 aprile si riparte dal PD e la giornata si chiude con il Movimento 5 Stelle, nel mezzo Forza Italia (ore 11) e Lega (ore 12). Una volta terminati i confronti tra il Capo dello Stato e le forze politiche, Mattarella si pronuncerà, decidendo se affidare un incarico pieno per formare un nuovo esecutivo o esplorativo (nel caso in cui le consultazioni non abbiano dato indicazioni significative) o iniziare un secondo giro di incontri. Potrebbe anche decidere di avviare in un secondo tempo dei colloqui informali.
Debito pubblico italiano, oltre un terzo in mano straniera
Intanto in attesa che prenda il via ufficialmente la tornata di consultazioni Unimpresa ha dedicato uno studio su chi ha in mano il debito pubblico italiano. Per il vicepresidente dell’associazione Claudio Pucci: “Dati fondamentali per capire il grado di attenzione degli osservatori mondiali in vista della formazione del nuovo esecutivo“.
Nel dettaglio, secondo l’analisi del Centro studi di Unimpresa sul debito pubblico italiano, più di un terzo del debito pubblico italiano è in mano agli stranieri, anche se la quota degli investitori esteri è un po’ calata, negli ultimi due anni, dal 34% al 32%. Tra il 2015 e il 2017, è invece raddoppiata la fetta di titoli pubblici detenuta dalla Banca d’Italia che ha incrementato di quasi 200 miliardi di euro (+108%) gli acquisti di Bot e Btp nell’ambito del piano promosso dalla Banca centrale europea. Scende da 149 miliardi a 120 miliardi (-20%), complice anche il forte calo dei rendimenti, lo stock di obbligazioni pubbliche emesse dal Tesoro detenuto da famiglie e imprese. Si è alleggerito di quasi 32 miliardi, invece, il portafoglio di bond dello Stato italiano posseduto dalle banche. Sempre secondo lo studio di Unimpresa sul debito pubblico italiano – che a ottobre scorso ha raggiunto quota 2.289 miliardi – i titoli sottoscritti da fondi e assicurazioni sono calati di 28 miliardi (-19%) a 120 miliardi.
“Questi numeri sono fondamentali per capire il grado di attenzione degli osservatori mondiali in vista della formazione del nuovo governo” osserva il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci. “Chiunque riuscirà a formare una maggioranza e a dar vita a un nuovo esecutivo dovrà fare i conti con i big mondiali della finanza, esattamente come è accaduto negli ultimi decenni. Nonostante gli sforzi della Bce, siamo sempre sotto pressione e il potere delle grandi banche d’affari internazionali, che hanno la maggioranza relativa di “Italia spa”, è enorme” aggiunge il vicepresidente di Unimpresa.
E ancora stando all’analisi dell’associazione, basata su dati della Banca d’Italia aggiornati a ottobre scorso, negli ultimi due anni il debito pubblico è salito di 116,3 miliardi (+5,35%) dai 2.173,3 miliardi del 2015 ai 2.289,6 miliardi del 2017. Un periodo nel quale accanto a una crescita costante del “buco” nei conti dello Stato si è registrata qualche modifica nella composizione dei sottoscrittori di bot, btp e cct. Nel 2015, la Banca d’Italia deteneva 169,4 miliardi di titoli pubblici del nostro Paese, cifra corrispondente al 7,80% del totale del debito; la fetta di debito sottoscritta dall’istituto di Via Nazionale, nell’ambito del piano di acquisti avviato dalla Banca centrale europea, è salita a 353,7 miliardi a fine 2017 e la fetta raddoppiata al 15,45%; l’incremento è di 184,3 miliardi (+108,81%).
Lo stock di debito sottoscritto dalle banche (categoria nella quale viene conteggiato pure il portafoglio dei fondi monetari) è sceso di 31,9 miliardi (-4,87%) da 655,9 miliardi a 624,04 miliardi e la quota dal 30,18% al 27,25%. Per quanto riguarda i fondi d’investimento e le assicurazioni, l’ammontare di bot e btp è leggermente diminuito di 2,6 miliardi (-0,58%) da 457,7 miliardi a 455,1 miliardi, con la percentuale complessiva calata lievemente dal 21,06% al 19,88%. Sensibile calo, invece, delle obbligazioni statali acquistate da famiglie e imprese: la diminuzione registrata negli ultimi due anni è pari a 28,8 miliardi (-19,34%) da 149,04 miliardi a 120,2 miliardi. Sostanzialmente stabile e rilevante, nella mappa dei sottoscrittori di debito, il peso degli investitori stranieri: il totale di bot e btp in mano alle grandi banche mondiali e alle istituzioni finanziarie internazionali è passato da 741,08 miliardi a 736,5 miliardi con una regressione di 4,5 miliardi (-0,62%) che porta dal 34,1% al 32,17% la quota complessiva.