Grano: India blocca export. Rischio alto di crisi alimentare globale
Si aggrava la crisi alimentare causata dalla guerra in Ucraina, il granaio d’Europea che ha fermi nei sui silos cereali, fertilizzanti e olio vegetale. E ora a gettare benzina sul fuoco l’India, il secondo produttore mondiale che ha deciso nelle ultime ore di bloccare le sue esportazioni.
Crisi grano: cosa sta succedendo
Anche Serbia e Kazakistan hanno limitato con quote le spedizioni di cereali all’estero ed in Europa una misura simile, fortemente contestata dalla Commissione Europea, era stata presa dall’Ungheria con pesanti effetti per il mais sull’Italia che ne ha importato ben 1,6 miliardi di chili di mais nel 2021.
Una notizia quella dell’India che ha inevitabilmente fatto impennare il prezzo del grano, balzato al massimo da oltre 2 mesi. È un aspetto che preoccupa molto”, ha dichiarato domenica alla CNBC Valdis Dombrovskis, responsabile del commercio dell’UE, a proposito di queste nuove misure di esportazione. “Abbiamo concordato con gli Stati Uniti di cooperare e coordinare i nostri approcci in questo settore, perché… come risposta all’aggressione della Russia all’Ucraina e al corrispondente aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e alle preoccupazioni per la sicurezza alimentare, i Paesi stanno iniziando ad adottare misure restrittive all’esportazione. E pensiamo che questa sia una tendenza che può solo aggravare il problema”. Le limitazioni alle esportazioni possono far salire i prezzi delle materie prime, e quindi anche i costi alimentari. Stati Uniti e l’Unione Europea tentano di correre ai ripari e stanno studiando come migliorare le catene di approvvigionamento alimentare. Avranno ad oggetto tali problematiche i colloqui previsti in Francia per il Consiglio commerciale e tecnologico congiunto, o TTC, il gruppo istituito nel 2021 per ripristinare i legami transatlantici, dopo le tariffe commerciali e i disaccordi dell’era Trump. Tuttavia, il lavoro del TTC è andato oltre l’obiettivo previsto, come la carenza di semiconduttori, per incorporare e trovare soluzioni alle attuali questioni geopolitiche.
La sua prima riunione, alla fine del 2021, è stata oscurata dall’accordo degli Stati Uniti per la vendita di sottomarini nucleari all’Australia ma ora la sua seconda riunione affronterà gli shock di approvvigionamento sulla scia dell’invasione immotivata dell’Ucraina da parte della Russia.
Le ripercussioni in Italia: l’opinione di Coldiretti
La decisione dell’India di sospendere le esportazioni sconvolge i mercati dove aveva l’obiettivo di esportare ben 10 milioni di tonnellate di grano nel corso del 2022, anche se l’Italia non ha importato direttamente grano dal secondo produttore mondiale
Una situazione che – sostiene la Coldiretti – aggrava gli effetti della guerra che coinvolge direttamente il commercio di oltre ¼ del grano mondiale con l’Ucraina che insieme alla Russia controlla circa il 28% sugli scambi internazionali con oltre 55 milioni di tonnellate movimentate, ma anche il 16% sugli scambi di mais (30 milioni di tonnellate) per l’alimentazione degli animali negli allevamenti e ben il 65% sugli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate), secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati del Centro Studi Divulga. L’emergenza mondiale riguarda direttamente l’Italia che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 62% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti, il 35% del grano duro per la pasta e il 46% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame, anche se è però autosufficiente per il riso di cui è il primo produttore europeo con oltre il 50% dei raccolti per un totale di circa 1,5 milioni di tonnellate di risone all’anno, anche se quest’anno in forte calo per effetto della siccità e degli alti costi di produzione.
“Bisogna invertire la tendenza ed investire per rendere il Paese il più possibile autosufficiente per le risorse alimentari facendo tornare l’agricoltura centrale negli obiettivi nazionali ed europei” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “nell’immediato occorre salvare aziende e stalle da una insostenibile crisi finanziaria per poi investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità ma serve anche contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le Nbt a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici.