Gualtieri promette riforma Irpef nel 2021: pro e contro del modello tedesco che piace al ministro
Il 2021 sarà l’anno giusto per mettere mano alle aliquote Irpef con una riduzione consistente della tassazione. L’annuncio arriva dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Intervistato ieri da Repubblica, il numero uno di via XX Settembre ha anticipato che il governo sta lavorando a una riforma fiscale che andrà a ridurre l’Irpef, dando seguito a quanto già fatto quest’anno. Una riforma che andrà finanziata in parte con una riforma delle detrazioni e dei sussidi ambientali dannosi, in parte con la lotta all’evasione. L’intento, aggiunge Gualtieri, è implementare il taglio dell’Irpef in maniera graduale al fine di garantire l’equilibrio della finanza pubblica.
Il taglio della tassazione ammonterebbe ad almeno 10 miliardi. Sempre dalle colonne di Repubblica interviene oggi l’economista Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review, rimarcando il rischio che si intendano usare le risorse temporanee in arrivo dall’Europa con il Recovery Fund, e in gran parte prese a prestito, per finanziare interventi permanenti.
Cottarelli asserisce come la più grande riforma dell’Irpef sarebbe la sua semplificazione. “Il problema non è il numero delle aliquote, ma la complessità del calcolo della base imponibile per effetto di una pletora di deduzioni e detrazioni, il prodotto cumulato di decenni di governi che, per mostrarsi generosi, hanno colto ogni occasione per premiare questo o quel settore, questa o quella attività”. Tendenza che è stata confermata anche dal governo attuale con l’implementazione della politica dei bonus e dei crediti di imposta, spesso a valere sugli anni successivi che “ha ulteriormente complicato il nostro sistema fiscale. Per molti contribuenti, e persino per i loro commercialisti, la dichiarazione dei redditi è un inferno burocratico”, asserisce l’economista ex FMI.
Proposta modello tedesco divide la maggioranza
Gualtieri ha dato un piccolo indizio sulla direzione verso cui si intende andare, dicendo di apprezzare il modello tedesco di progressività con aliquota continua. Nulla ancora è deciso, come conferma già l’opposizione al modello tedesco del presidente della Commissione Finanze della Camera, l’economista Luigi Marattin. L’esponente di spicco di Italia Viva ricorda come il modello tedesco sia basato su una formula matematica molto complessa “e al contribuente viene solo detto quante tasse deve alla fine pagare, senza che capisca il perché”. Marattin lo ritiene quindi un sistema troppo difficile e opaco, con poca “accountability” e che quindi risulta anche più difficile da controllare in ottica anti-evasione.
Il modello tedesco di progressività con aliquota continua comporta aliquote marginali costantemente crescenti dal 14 al 42 per cento, con un’ulteriore aliquota al 45 per cento. Mentre quello italiano che si basa su 5 scaglioni. “Nella sostanza, però, i due sistemi non sono poi così diversi – argomenta Carlo Cottarelli – . La tassazione media per ogni livello di reddito (cioè il rapporto tra tassa pagata e reddito), che è quello che più interessa al contribuente, cresce in entrambi i paesi in modo regolare e non troppo dissimile. Un cambiamento nel livello di progressività, se questo è quello che il governo intende ottenere, potrebbe essere quindi raggiunto anche con un numero più limitato di scaglioni e aliquote marginali senza passare al più complesso modello tedesco”.
Marattin: tagliare quasi tutte le detrazioni e deduzioni
Italia Viva, per bocca di Marattin, propone invece un taglio radicale di tutte le tax expenditures (detrazioni e deduzioni, ndr), tranne pochissime come spese sanitarie, prima casa e contributi. “Minimo esente di 8.000 a coniuge, una somma che lo Stato non ti tassa (sia che ne guadagni 9 mila che ne guadagni 100 mila) e che serve a dare progressività al sistema. E poi tre aliquote da fissare a seconda delle risorse che la riforma avrà a disposizione. E la parte di sostegno alla famiglia confluisce nell’assegno unico, già approvato dalla Camera”, argomenta Marattin nell’intervista concessa a Repubblica.
L’alternativa di una riduzione delle aliquote
In alternativa al modello tedesco, caldeggiato dal Pd, ci starebbe ragionando in seno alla maggioranza anche sulla riduzione da 5 a 4 delle aliquote con le due centrali del 38% (tra i 28 e i 55 mila euro) e del 41% (tra i 55 mila e i 75 mila euro lordi) che potrebbero unirsi in area 36%. Una mossa che coinvolgerebbe 8,2 mln di contribuenti con un costo di massimi 5 miliardi.