Guerra alimenta rischio inflazione a due cifre entro l’estate, in Germania tocca massimi dal 1974
L’aumento dei prezzi dell’energia, delle materie prime e dei generi alimentari, acuitosi con lo scoppio della guerra in Ucraina, contribuisce a spingere al rialzo l’inflazione tedesca che a marzo tocca i massimi dal 1974. L’inflazione tedesca ha raggiunto il massimo in 48 anni del 7,3% su base annua a marzo, dal 5,1% su base annua di febbraio. Indicazioni ben oltre le attese che erano ferme a +6,3%.
Sempre oggi era arrivato il dato allarmante della Spagna, con inflazione a un soffio dalla doppia cifra (+9,8% a marzo) sempre sotto la spinta dell’aumento dei prezzi di elettricità, carburante, cibo e bevande analcoliche. Oggi il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha dichiarato al parlamento spagnolo che il 73% degli aumenti dei prezzi sono dovuti alle interruzioni dei mercati dell’energia e dell’agricoltura causate dalla guerra in Ucraina.
Domani l’Istat diffonderà il dato preliminare di marzo sull’inflazione italiana. Il consensus vede un’ulteriore accelerazione a +7,2% a/a dal 6,2% del mese scorso.
Inflazione a due cifre entro l’estate?
L’aumento delle pressioni rialziste sui prezzi non è una sorpresa. Quello che traspare dal dato tedesco è che l’inflazione galoppa più del previsto e il picco non sembra essere stato raggiunto. “Il fatto che l’inflazione primaria tedesca stesse per aumentare ulteriormente era un dato di fatto. L’unica domanda era quanto in alto”, rimarca Carsten Brzeski, economista di Ing. “Guardando al futuro, con la guerra in Ucraina e le continue tensioni e pressioni al rialzo sui prezzi di energia, materie prime e alimentari, l’inflazione complessiva in Germania accelererà ulteriormente nei prossimi mesi”, asserisce Brzeski, che aggiunge: “Il passaggio a tutti i tipi di settori è in pieno svolgimento ed è difficile vedere un calo significativo dell’inflazione in tempi brevi”.
Ing prevede che l’inflazione tedesca quest’anno in media superi l’8% con la possibilità che i tassi di inflazione mensili entrino in territorio a due cifre in estate.
Il dilemma della stagflazione per la BCE
L’escalation dei prezzi aumenta inevitabilmente le pressioni sulla BCE nel suo percorso di normalizzazione della politica monetaria. L’inflazione si preannuncia ‘molto più alta più a lungo’ e il rischio sempre più concreto è di uno scenario di stagflazione. L’attenzione della BCE, così come quella della Fed oltreoceano, si sta spostando sempre più sull’inflazione che sulla crescita. “Tuttavia, così come la BCE non ha potuto fare nulla per portare i container asiatici in Europa in modo più rapido ed economico o per aumentare la produzione di microchip a Taiwan, c’è ben poco che la BCE possa fare per fermare la guerra o per abbassare i prezzi dell’energia“, spiega Ing che si aspetta la fine delle cosiddette misure non convenzionali nei prossimi 12 mesi, ossia la fine degli acquisti netti di attività e la fine dei tassi sui depositi negativi.