Huawei, fondatore: ‘Italia ripone grande fiducia in noi, Europa non si leghi troppo al carro Usa’
Huawei potrà far paura agli Stati Uniti di Donald Trump, ma non all’Italia del premier Giuseppe Conte. E’ quanto afferma lo stesso Ren Zhengfei, fondatore e ceo del colosso cinese per le infrastrutture per tlc, finito nella lista nera americana, che include tutte quelle aziende che non possono fare affari con società Usa, a meno di una esplicita autorizzazione da parte delle autorità competenti.
“L’Italia ripone grande fiducia in Huawei”, dice Ren Zhengfei, commentando all’Ansa, in occasione di una tavola rotonda con i media italiani nel quartiere generale di Shenzhen, l’incontro che ha avuto con il premier Giuseppe Conte lo scorso aprile, a Pechino. “Un colloquio molto amichevole”, ha detto il fondatore del gigante cinese, nato nel 1987, da mesi sotto i riflettori anche per l’arresto, lo scorso dicembre, di sua figlia Meng Wanzhou, direttore finanziario del gruppo, in Canada. Arresto ordinato dalle autorità americane con l’accusa di violazione dell’embargo con l’Iran.
“Le sembro un principe del male? Le faccio paura?”. Ride il dirigente mentre risponde alla domanda del giornalista de Il Sole 24 Ore sull’opportunità di dare fiducia a una realtà come Huawei, e facendo riferimento alla definizione di Trump, che lo ha chiamato, per l’appunto, principe del male. Il Sole sottolinea come, per il ceo del colosso, Huawei sia “come l’aereo Ilyushin Il-2, della seconda Guerra Mondiale, visto su Internet e di cui si è innamorato, perché «colpito, con un corpo pieno di buchi tranne il cuore che sta ancora battendo».
Ma Huawei non ha alcuna intenzione di arrendersi agli attacchi dell’amministrazione Trump. Attacchi che lui motiva con la consapevolezza, da parte degli Stati Uniti, “del sorpasso di Huawei”, cosa che impedirà agli Usa «di installare backdoors (le ‘porte’ attraverso cui carpire informazioni, ndr.) e fare spionaggio».
“Gli Usa sono stati leader globali nel 3G e nel 4G. Huawei lo è nel 5G e ciò è difficile da accettare. Guidavano la tecnologia e potevano fare intelligence e raccogliere informazioni. Col 5G li abbiamo superati”, riporta ancora l’agenzia di stampa Ansa.
Tra l’altro, affrontando il tema della sicurezza, il ceo fa notare che il governo di Pechino “ha chiarito di non aver mai chiesto alle sue compagnie di installare backdoor. E noi non abbiamo reti negli Usa, né intendiamo vendere i prodotti 5G lì. Come potremmo minacciare la sicurezza nazionale? Non dovremmo preoccuparci che Huawei sia chiamata ‘il diavolo’. Ho sempre visto Trump come un grande leader. Non un diavolo, come non lo sono io”.
Zhengfei non si esime dal dare un consiglio all’Europa: meglio non «legarsi troppo al carro Usa» e cercare invece di sfruttare le opportunità del mercato cinese.
“Non conviene legarsi al carro da guerra degli Usa perché una volta trovato l’accordo con la Cina, l’America si dimenticherà dei suoi alleati”.
All’Ue, il dirigente chiede di aprire il mercato alla sua compagnia. “Siamo convinti di poter fare bene la rete in Europa”, perché con l’approccio poco “ideologico” l’Ue è “importantissima”, è un “secondo mercato domestico”. Molti operatori tlc collaborano “con noi da oltre 20 anni”, malgrado il continuo pressing degli Usa, riferisce ancora all’Ansa.
Non manca però un monito all’Italia. Ren critica infatti il Golden Power, la cui discussione è in fase di stallo al Senato. Se adottata, avverte, la normativa “renderà complesso fare affari in Italia”, dove Huawei ha lanciato forti investimenti con quote sulle reti e negli smartphone del 40-50%”.
Proprio di recente, il gigante cinese ha rivelato tra l’altro un piano per investire in Italia $3,1 miliardi, che creerà ben 1000 posti di lavoro diretti, più 2.000 di indotto. Al giornalista del Sole che gli fa notare che “si è parlato del nuovo sistema Hongmeng come possibile alternativa ad Android (di Google), il numero uno Zhengfei risponde così:
“È un sistema in realtà pensato per l’IoT. Attualmente lo applichiamo a smartwatch, alle tv 8K e al car networking. Per quanto riguarda il sistema Android sugli smartphone, dobbiamo aspettare che Google ottenga il via libera dal Governo degli Stati Uniti”.
Una cosa è comunque sicura: “Non avremo alcun problema di sopravvivenza per gli attacchi degli Usa. Certo, dovremo rimpiazzare alcune versioni e alcuni prodotti. Il calo di 30 miliardi di dollari dai 135 miliardi previsti è comunque un “worst case scenario”. Dal 2021 torneremo a crescere“.