Il lavoro è la cosa che preoccupa di più dopo il lockdown. Tagli al budget ma non su tutto
La Fase-2 è ancora agli inizi e gli italiani sono assaliti da molti dubbi che dalla sfera sanitaria si sono spostati nelle ultime settimane soprattutto verso quella economica. Il lavoro è come sempre la prima preoccupazione e i giovani temono che dopo il lockdown le prospettive lavorative andranno peggiorando.
Dall’osservatorio “LOCKDOWN. Come ha cambiano le nostre vite” di Nomisma e CRIF su un campione di 1.000 italiani tra 18 e 65 anni emerge che l’allentamento del lockdown, la possibilità di rivedere i propri congiunti e fare le prove della nuova normalità – con le dovute precauzioni e DPI del caso – fa tornare il sorriso agli italiani; con l’inizio della FASE 2 il 36% ha avvertito un miglioramento dell’umore rispetto al periodo di quarantena. Il mantra che accompagna costantemente il 30% degli italiani è quello della serenità.
Lavoro preoccupa i trentenni
La situazione economica e quella lavorativa durante la FASE 2 segnano un peggioramento rispetto ai primi mesi del 2020, rispettivamente per il 31% e il 17% della popolazione. Sul tema lavoro, a soffrire di più sono i trentenni (32-39 anni): 1 su 5 denuncia, infatti, il deterioramento della propria situazione occupazionale, messa a dura prova e resa incerta dallo stop forzato
Benessere economico e gestione delle spese
La presenza di una situazione finanziaria non solida trova conferma nel fatto che le famiglie in questa fase hanno incontrato difficoltà, pur continuando a onorare gli impegni nella maggior parte dei casi, nell’affrontare spese di routine quali il pagamento delle utenze, l’affitto o le rate dei finanziamenti. Nello specifico, sono oltre 3 milioni (pari all’8%) gli italiani che durante il periodo di Lockdown hanno gestito con tribolazione le finanze familiari, facendo fronte a stento ad almeno 3 delle voci di spesa normalmente a budget (ad esempio bollette, canone di affitto, rate dei finanziamenti, …). Nel gioco dei vinti e dei vincitori, a pagare lo scotto più alto sono coloro che durante il periodo del Lockdown non hanno lavorato (tra questi la quota di chi ha incontrato difficoltà economiche sale al 47%) e gli under40 (in difficoltà ad affrontare almeno 3 voci di spesa nel 44% dei casi).
Tra le spese affrontate con maggior fatica quelle relative al canone di affitto della propria abitazione. Se nel primo mese di Lockdown la percentuale di chi era difficoltà a garantire il pagamento del canone mensile era pari al 25%, a inizio maggio è addirittura salita al 33% dei locatari. Considerando che 4 italiani maggiorenni su 10 hanno un contratto di finanziamento in corso, anche il rimborso delle rate di mutui e prestiti personali sono fonte di preoccupazione, con il 17% degli italiani con un contratto attivo che hanno dichiarato di rimborsare le rate con difficoltà. Nei 2 mesi di lockdown, il pagamento del canone di locazione del proprio ufficio/negozio/locale è stato rispettato a fatica dal 27% dei lavoratori in affitto. Anticipazioni, queste, dell’indagine sulle famiglie italiane e la casa che verrà diffusa il 26 maggio 2020.
Rinunce e limitazioni
La chiusura forzata e prolungata di attività economiche e servizi, la necessità di costruire una nuova quotidianità più “domestica” ha portato gli italiani a rivedere il proprio paniere di spesa, da un lato contraendo spese considerate rimandabili o non più indispensabili e dall’altro aumentando il budget destinato ad acquisti richiesti dalla situazione di emergenza.
L’incertezza legata ai tempi e alle modalità di ripartenza e una non piena consapevolezza degli effetti che il periodo di lockdown innescherà su lavoro e budget familiare, da un lato stanno mettendo a dura prova il bilancio economico delle famiglie italiane e dall’altro incentivano, tra chi può, una maggior propensione al risparmio. Il risultato è quello di rinunce e limitazioni alle spese “non obbligate”.
Tra le voci più colpite dai tagli di budget abbigliamento e arredamento. Il 38% dei responsabili di acquisto ha ridotto la spesa destinata ad abiti e calzature, il 17% ha invece preferito posticipare questo tipo di spesa e un ulteriore 25% ha deciso di rinunciarci. Spesa ridotta nel campo dell’arredamento per il 35% degli shopper di questa categoria, acquisti rimandati nel 14% dei casi e definitivamente annullati per il 30% degli italiani.
La spesa destinata all’acquisto di prodotti alimentari rappresenta, invece, un dato in apparente controtendenza. Risulta infatti aumentata per il 23% degli italiani – anche per via di una parziale riconfigurazione dei canali di acquisto di riferimento oltre che per l’aumento dei pasti consumati o comunque preparati in casa e la ricerca di prodotti in grado di trasmettere al consumatore una garanzia di sicurezza sanitaria.
Allo stesso tempo, l’analisi evidenzia le prime difficoltà di accesso ai beni primari: il 40% degli italiani in difficoltà economiche, infatti, ha dovuto ridimensionare la spesa alimentare.