Il lockdown in famiglia: come sono cambiati abitudini e comportamenti degli italiani
La quarantena obbligatoria ha costretto le persone a rivedere le proprie scelte, le proprie priorità e le proprie abitudini. Ma come? Una riposta arriva dall’indagine condotta da Altroconsumo (su un campione di 1.044 persone dai 18 ai 74 anni) da cui emerge come il lockodwn abbia fatto riscoprire i legami familiari, anche se rimangono alte le tensioni per la gestione degli impegni scolastici dei più piccoli. Sul fronte del lavoro lo smart-working si rafforza, ma l’8% ha perso l’impiego.
Nuovo valore allo stare insieme
La situazione di emergenza che si sta vivendo ha avuto una conseguenza positiva: fra coloro che abitano con altre persone, infatti, si registra che nel 46% dei casi le restrizioni imposte hanno avuto un impatto positivo sui rapporti. Ma al tempo stesso, in una quota minoritaria (il 19%) la quarantena ha portato ad un peggioramento di tali relazioni. L’impatto positivo è stato per lo più riscontrato nelle coppie che hanno uno (55%) o più (53%) figli. Andando a guardare più da vicino il rapporto fra adulti e bambini in questo scenario si rileva che per il 47% è migliorato, ma una buona parte (26%) riscontra problematiche. Nel 29% dei casi è la gestione delle attività scolastiche ed educative di bambini e adolescenti a generare tensione.
Nonostante i rapporti tendano a migliorare, nel 63% dei casi non mancano occasioni di contrasto in famiglia, le principali cause sono: obbligo a dividere lo stesso spazio tutto il giorno (31%), divisione delle mansioni domestiche (23%), approccio differente in merito alle misure precauzionali da adottare (22%) e condivisione di dispositivi tecnologici (22%).
Il 31% non lavora e solo il 36% opera in smart-working
Uno dei capitoli più preoccupanti dell’indagine è quello relativo al lavoro, l’8% (il 16% nel caso dei lavoratori autonomi) lo ha perso mentre il 31% attualmente non lavora. Per quanto riguarda le famiglie con coppie di lavoratori, emerge che entrambi sono ancora professionalmente attivi in meno della metà dei casi (45%); nel 32% dei casi uno dei partner è momentaneamente non attivo o ha perso il proprio lavoro; nel 23% nessuno dei due sta lavorando attualmente.
Nonostante il tempestivo intervento delle aziende per garantire la possibilità di lavorare in maniera telematica, il 47% di chi lavora continua a recarsi presso la sede di lavoro, mentre solo il 36% opera totalmente da remoto. Per quanto riguarda la mole di lavoro, solo il 26% degli intervistati ha dichiarato di aver ridotto la propria working routine. In merito all’equilibrio fra esigenze private e lavorative il 24% lo ritiene peggiorato, mentre la maggior parte, il 38%, nota miglioramenti. Per quanto riguarda qualità ed efficienza del lavoro, il dato relativo sia a chi ha riscontrato un miglioramento che un peggioramento si assesta intorno al 30%.
Peggiora lo stato psicologico
Le restrizioni alla mobilità iniziano ad avere un impatto negativo sulle condizioni fisiche di circa la metà (47%) del campione; impatto positivo solo per il 17%. Anche i dati sullo stato psicologico non inducono all’ottimismo visto che per il 50% l’impatto è negativo mentre è positivo solamente per il 15%. Oltre a soffrire delle restrizioni imposte, le persone provano ovviamente timore nei confronti del virus in sé. Questo provoca dei comportamenti spesso nocivi per gli individui stessi: nel 7% delle case un individuo che ha avuto un problema di salute importante ha preferito evitare di andare al pronto soccorso per paura di contrarre il Covid-19.