Immobiliare: comparto residenziale in crescita ma pesa mancanza di nuove realizzazioni
Il real estate europeo è sul podio degli investimenti, mentre a quello italiano spetta la “medaglia di legno”. Anche se in ripresa, e più decisa nel 2022, il mercato del mattone tricolore ancora è lontano dalla media europea. Rispetto all’andamento del fatturato degli altri grandi Paesi europei, l’Italia è ancora oltre venti punti indietro. Il gap è ancora più ampio se si considera l’andamento dei prezzi medi delle residenze. Questi sono alcuni dei dati che emergono EUROPEAN OUTLOOK 2022 realizzato da Scenari Immobiliari secondo cui l’Italia è l’unico Paese europeo in cui le quotazioni sono ancora dieci punti inferiore rispetto al 2010, contro un più quaranta per cento della media europea.
Nel comparto residenziale si prevede che a fine anno i prezzi delle case nei cinque Paesi più industrializzati registreranno un aumento medio del 6,3%, mentre la stima per l’anno successivo è fissata al più 7,7%. Durante il 2021 le maggiori variazioni di prezzo del comparto abitativo sono in corso in Germania e Inghilterra, rispettivamente con 11,6 e 11,2 per cento. Come per gli altri Paesi, anche per l’Italia la stima sul 2022 è che gli scambi di abitazioni continueranno a crescere registrando una crescita non più a due cifre ma comunque robusta (8,3 per cento). Il fanalino di coda fra i cinque Paesi analizzati è rappresentato dalla Spagna dove le compravendite di case a fine 2021 si prevede che registreranno un aumento del 7,8 per cento. Una crescita importante, ma non a due cifre come per le altre nazioni. Solo nel 2022 la Spagna riuscirà a tornare ai numeri dell’era pre-Covid.
“Il 2021 si chiude per il mercato italiano con un fatturato di oltre 123 miliardi di euro – afferma Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari – in crescita dell’8,7 per cento rispetto al 2020 e anche cinque punti in più rispetto alle nostre previsioni di un anno fa. L’andamento positivo è stato trascinato, come ovunque in Europa, dal settore residenziale che ha avuto un incremento di dieci punti percentuali. E’ una crescita dovuta esclusivamente agli scambi, aumentati sia nel numero che nel peso degli appartamenti più grandi e costosi. Le quotazioni medie sono ancora intorno allo zero, salvo il segmento del nuovo, dove gli incrementi sono significativi. Ad esempio a Milano anche oltre il cinque per cento”. A crescere sarà sicuramente il comparto residenziale – prosegue Breglia – frenato solo dalla mancanza di un prodotto di qualità e dalla scarsità di nuove realizzazioni (non più di cinquantamila previste). In ripresa il segmento degli uffici e sempre vivace la logistica, anche se a ritmi minori rispetto al biennio scorso. Ancora negativo l’andamento del settore commerciale, soprattutto Gdo, che deve ancora superare lo stress da Covid”.