Immobiliare: compravendite in aumento, ma prezzi ancora fermi (crescono solo in alcune grandi città)
Il mattone attira ancora acquirenti e investitori, grazie ai valori ormai a livelli minimi, ai mutui convenienti e a una rinnovata fiducia alimentata da un discreto miglioramento del quadro macroeconomico del Paese. E così il secondo semestre 2017 ha confermato le sensazioni positive già avvertite nella prima parte dell’anno. I segnali di dinamismo del mercato immobiliare continuano sul lato delle transazioni e sui tempi di vendita e iniziano a trasferirsi ora anche sui prezzi, ma solo per quanto riguarda alcune grandi città.
Nella seconda metà del 2017, le transazioni immobiliari sono cresciute del 4,9%, mentre i tempi di vendita si sono ridottii rispetto ad un anno fa ed, attualmente, nelle grandi città sono di 136 giorni, nei capoluoghi di provincia di 162 giorni e nei comuni dell’hinterland delle grandi città di 168 giorni. Per quanto riguarda invece i prezzi, la risalita è ancora lontana per la maggior parte delle realtà. Qualche segnale incoraggiante si vede solo in alcune grandi città d’Italia.
In particolare, secondo quanto rilevato dall’ufficio studi di Tecnocasa, le quotazioni immobiliari nelle grandi città sono in leggero rialzo, +0,4%, con alcune realtà che confermano la crescita dei prezzi, già vista nella prima parte dell’anno: Bologna (+3,8%), Milano (+2,5%), Verona (+1,4%). A queste si aggiungono anche Firenze (+2,3%) e Palermo (+1,3%) che, per la prima volta dall’inizio della crisi, lancia segnali positivi. Valori ancora in diminuzione invece a Bari, Roma, Torino e Genova sia per il secondo semestre che per l’intero 2017. Il capoluogo ligure è quello che, più di ogni altro, sembra avere maggiori difficoltà ad uscire dalla crisi, in particolare sul fronte dei prezzi.
I capoluoghi di provincia ed i comuni dell’hinterland delle grandi città, nella seconda parte dell’anno, mettono a segno rispettivamente una contrazione dei valori pari a -1,2% e -1,6%, risultati leggermente peggiorativi rispetto al semestre precedente. L’analisi per aree geografiche mostra un comportamento analogo tra le zone settentrionali e meridionali (-1,2% la riduzione dei valori) e centrali (-1,1%).