Immobiliare: rallentamento in vista nel 2022, il conflitto erode la fiducia delle famiglie
Il mercato immobiliare italiano potrebbe rallentare quest’anno, proprio a causa del conflitto Russia-Ucraina e delle tensioni geopolitiche che minano il clima di fiducia. È quanto emerge dall’Osservatorio sul Mercato Immobiliare di Nomisma.
“Il rischio che l’apprensione degli operatori si trasferisca sugli indicatori di fiducia di famiglie e imprese è concreto, anche se la capacità di reazione dimostrata nell’ultimo biennio non fa escludere possa trattarsi di effetti destinati a risolversi in breve tempo”, si legge nel rapporto. Il riferimento è ovviamente alle conseguenze delle sanzioni imposte dai maggiori paesi occidentali alla Russia.
Secondo la società bolognese, l’entità del ridimensionamento atteso è ancora difficile da quantificare, ma il palpabile attendismo di queste settimane prevedibilmente si tradurrà in una perdita in termini di crescita del Pil non limitata a qualche decimo di punto percentuale.
Ne viene quindi, passando al mercato immobiliare, che “il mantenimento degli straordinari livelli transattivi raggiunti al termine del 2021, che fino a qualche settimana fa sembrava lo scenario più verosimile, appare oggi una prospettiva ottimistica”.
Nel 2021, le compravendite sul mercato residenziale sono aumentate del 34% rispetto al 2020 e hanno visto una risalita dei prezzi anche nelle città intermedie (+1,2% su base annua per le abitazioni usate, +1,7% per quelle nuove). Di questo beneficio hanno goduto in primis le localizzazioni periferiche e di provincia, in ragione di uno spostamento di interesse di una quota significativa di domanda.
È in ogni caso prematuro, per Nomisma, azzardare ipotesi di dimensionamento delle conseguenze immobiliari per l’anno in corso. Quello che è certo con il conflitto è il temporaneo deterioramento del clima generale di fiducia.
Nomisma avverte come nonostante il settore residenziale abbia recentemente dimostrato una straordinaria capacità reattiva, il secondo shock in meno di un biennio, non accompagnato da un adeguato dispiegamento di risorse finanziarie aggiuntive e da una politica monetaria marcatamente accomodante, potrebbe determinare un nuovo ridimensionamento. Ecco, quindi un surplus di alert: “l’ottimistico quadro che scaturisce dalla lettura delle tendenze più recenti rischia di restituire un’immagine troppo vivace alla luce delle ultime evoluzioni”.
Le evidenze offerte dai modelli previsionali restituiscono solo una prima parziale risposta dell’impatto al settore, ma il timore è che, a conti fatti, il prezzo da pagare possa risultare di gran lunga superiore.