Impennata degli stipendi, velocità diverse in USA ed Europa. Giovani più inclini a cambiare lavoro
Il persistere dell’elevata inflazione è uno dei temi chiave di cui si sta discutendo in questi giorni al World Economic Forum di Davos. Un’inflazione che non si vedeva da decenni e che sta iniziando a tradursi anche in pressioni al rialzo sui livelli dei salari in tutti i mercati. Spinte al rialzo si vedono soprattutto negli Stati UNiti, ma anche l’Europa sta sperimentando maggiori pressioni al rialzo. L’amministratore delegato di Randstad, Sander van ‘t Noordende, ha affermato che l’inflazione salariale sta raggiungendo il 5% negli Stati Uniti e è di circa il 3% in Europa. Ora che “tutti sanno che il lavoro virtuale funziona”, sono sempre più le persone che cercano flessibilità e di poter lavorare a casa un po’ di tempo. “Trascorrere del tempo insieme è importante, ma dipende da quale squadra fai parte e qual’è il momento per stare insieme”, ha detto il ceo di Randstad intervistato a Davos da Bloomberg TV.
Giovani pronti a cambiare
Il numero uno di Randstad ha sottolineato poi come ben il 70% dei Millennial sono alla ricerca di un nuovo lavoro rispetto al 40% delle generazioni più anziane.
Proprio ieri sono arrivati riscontri dalla Bce circa l’impennata delle pressioni al rialzo sui salari in UE. La crescita degli stipendi è in accelerazion a inizio anno: l’indicatore ‘negotiated wage rates’ della Bce è balzato a +2,8% annuo nell’Eurozona nel primo trimestre 2022 rispetto all’1,5% del trimestre precedente. Si tratta del ritmo di crescita maggiore dal 2009. La combinazione di un mercato del lavoro rigido e di un’elevata inflazione attuale fornisce un valido argomento affinché i sindacati richiedano salari più elevati. E sembra esserci il potenziale per una maggiore crescita dei salari da qui in poi.
“Sebbene l’aumento allevii il colpo alle famiglie dovuto agli attuali alti tassi di inflazione, la crescita dei salari reali rimane al momento in territorio fortemente negativo. Ciò comporta ancora un sostanziale indebolimento dei consumi delle famiglie nei prossimi mesi, secondo le nostre aspettative”, argomenta Bert Colijn, senior economist di ING.
Per la BCE, tuttavia, questo è fondamentale dal punto di vista degli effetti di secondo impatto che emergono e potrebbe indurre l’istituto centrale a essere più aggressivo sul fronte rialzo dei tassi.
Le tendenze in Italia
Secondo l’Osservatorio sulle politiche retributive di WTW (Willis Towers Watson) nel 2022 i salari dei lavoratori dipendenti italiani cresceranno del 2,5%, un incremento pari a quello degli ultimi tre anni. Tenendo in considerazione l’incidenza del tasso di inflazione, nel 2021 la crescita retributiva reale è stata dell’1,4%, in diminuzione rispetto al 2,6% del 2020, ma comunque tra i più alti in Europa occidentale.
Per il 2022 la situazione è radicalmente mutata: la guerra che ha fatto impennare i prezzi di gas e petrolio e peggiorato le condizioni di approvvigionamento delle materie prime ha accelerato la retromarcia dell’economia e l’inflazione – che a marzo è salita al 7%, toccando nella media del primo trimestre il livello più alto dal 1991 – sta intaccando il potere d’acquisto dei consumatori così come il potere reale delle retribuzioni.