Imprese: 27mila aziende in più nel 2019 (soprattutto al Sud). Resta saldo minore degli ultimi 5 anni
Le incertezze sul fronte internazionale si riflettono sull’economia che rallenta e di conseguenza anche sul mondo delle imprese che arranca. A conti fatti sono 353.052 le imprese nate nel 2019, circa 5mila in più rispetto all’anno precedente. E fino a qui un dato positivo. Bisogna, tuttavia, considerare il fatto che a fronte di queste nuove aperture 326.423 hanno chiuso i battenti nello stesso periodo, 10mila in più rispetto al 2018. Questi alcuni dei dati sulla natalità e mortalità delle imprese risultante dal registro delle imprese, diffusi oggi da Unioncamere sulla base di Movimprese.
Il risultato di queste due dinamiche, spiega Unioncamere, ha consegnato, a fine anno, un saldo tra entrate e uscite positivo per 26.629 imprese, il saldo minore degli ultimi 5 anni. A fine dicembre 2019, quindi, lo stock complessivo delle imprese esistenti ammontava a 6.091.971 unità.
“Si accentua nel 2019 il turnover delle nostre imprese”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli. “Le incertezze del contesto internazionale – aggiunge – si fanno sentire soprattutto in quei settori più esposti alla concorrenza dei mercati, come la manifattura. Anche il commercio mostra un calo, mentre la capacità attrattiva del nostro Paese alimenta l’industria del turismo, che continua a crescere, così come in aumento sono le attività professionali e i servizi alle imprese. In ogni caso, la voglia di fare impresa resta alta. E’ un segnale importante. Dobbiamo continuare a lavorare al fianco delle imprese per far crescere la loro competitività”.
Settori: chi sale e chi scende
A registrare le migliori performance sono stati i settori dei servizi legati al turismo (8.211 imprese in più per l’alloggio e la ristorazione), le attività professionali (+6.663), i servizi alle imprese (+6.319) e – sulla scia del basso costo dei mutui e degli incentivi al recupero edilizio ed energetico – le attività immobiliari (+4.663) e le costruzioni (+3.258). Si restringe invece ulteriormente (-4.107 imprese) la platea dell’industria manifatturiera, quella del commercio (-12.264) e dell’agricoltura (-7.432). Segnali ‘incoraggianti’ arrivano dall’artigianato che, pur chiudendo in rosso il bilancio annuale (-7.592 attività), dopo otto anni vede tornare a crescere il numero delle iscrizioni di nuove imprese.
Il dato che non ti aspetti: oltre la metà delle imprese è del sud
Se si osserva la cosiddetta ‘geografia delle imprese’, a restare al palo tra le grandi macro-ripartizioni è stato il Nord-Est (-0,1% il tasso di crescita, equivalente a circa 1000 imprese in meno nei dodici mesi). Il dato più positivo riguarda il Mezzogiorno che, con una crescita di 14.534 unità, da solo determina oltre la metà (il 54,6%) di tutto il saldo positivo dello scorso anno.
Tra le regioni, la crescita più sensibile in termini assoluti si registra, ancora una volta, nel Lazio (con 9.206 imprese in più rispetto al 2018, corrispondenti a un tasso di crescita dell’1,4%, il migliore tra le regioni), seguito da Campania (5.746) e Lombardia (+5.073). Sul fronte opposto Piemonte (-1.517), Emilia-Romagna (-1.431) e Marche (-909) sono le
regioni che hanno fatto segnare le contrazioni più apprezzabili nel numero di imprese registrate mentre, in
termini percentuali, a segnare maggiormente il passo è stato il Friuli Venezia Giulia (-0,7%).