Imprese controvento: oltre 4mila in Italia, tra i settori vincenti il packaging e la farmaceutica
Gli ultimi dati Istat hanno dipinto ancora un’economia italiana che resta in affanno. Dopo il recupero del terzo trimestre, l’economia ha registrato una nuova contrazione nell’ultima parte dell’anno a causa degli effetti economici delle nuove misure adottate per il contenimento dell’emergenza sanitaria. Tale risultato determina un ampliamento del calo tendenziale del Pil: da -5,1% del trimestre precedente a -6,6%.
In un Paese che in generale mostra da parecchi anni evidenti segni di rallentamento, esistono settori manifatturieri capaci di registrare risultati eccellenti e singole imprese che presentano un’innata capacità di realizzare performance di tutto rilievo, rispondendo in maniera efficace alle sfide competitive del Paese. Queste le imprese “Controvento” fotografate nella seconda edizione dello studio condotto da Nomisma in collaborazione con CRIF, i cui risultati sono stati presentati ieri durante il webinar “Controvento. La struttura è più importante dell’impresa”.
Le 4.656 imprese Controvento” rappresentano il 6,6% del totale delle imprese manifatturiere considerate nell’analisi e generano il 7,9% di ricavi (pari a 60,9 miliardi di euro), il 12,9% di valore aggiunto (20,7 miliardi) e il 20,7% dell’Ebitda complessivo (13,6 miliardi). La dimensione delle imprese appare come un fattore determinante per la competitività. Le imprese Controvento, infatti, risultano maggiormente concentrate nelle classi intermedie (aziende di medie dimensioni con 50-249 addetti, o piccole imprese con 10-49 addetti), dato che viene confermato anche analizzando la diversa distribuzione dei ricavi all’interno delle classi (crescita dell’89,3% nel periodo di osservazione per le imprese medie).
Il packaging, la farmaceutica, autoveicoli, metallo e abbigliamento. Sono questi i settori vincenti identificati dallo studio. Nel dettaglio, il comparto che vede maggiormente aumentare la propria quota in Controvento per numero di imprese è la farmaceutica, con un’incidenza (+197%) tre volte superiore rispetto a quanto registrato nell’universo manifattura, mentre considerando i ricavi è il packaging a posizionarsi al primo posto con un’incidenza di oltre tre volte superiore (+215%) a quanto totalizzato nella manifattura. Tuttavia, l’appartenenza settoriale non è l’unica condizione per garantire maggiori possibilità competitive. Alcune classi dimensionali mostrano una forza competitiva superiore che costituisce un ulteriore fattore di spinta. Se nel packaging la dimensione d’impresa assume un ruolo rilevante nel riuscire a passare i criteri di performance Controvento, nella farmaceutica la classe dimensionale di appartenenza non appare come fattore discriminante per garantire una maggiore competitività relativa all’interno del settore stesso. In altri termini, la probabilità di un’impresa farmaceutica di entrare in Controvento è meno dipendente dalla sua dimensione economica.
“Oggi il Paese attraversa una difficile e profonda crisi economica, per taluni versi senza precedenti. Molte cose sono cambiate, ma la struttura economica di un paese, la sua organizzazione produttiva, ad esempio per filiere, non si può modificare in un anno”, dichiara Lucio Poma, responsabile scientifico e innovazione di Nomisma, spiegando che “lo studio evidenzia come, nella manifattura di questo paese, esista un gruppo di imprese che vanta una elevata dinamicità unita ad una solidità finanziaria assolutamente superiore alla media. Abbiamo fondate ragioni per credere che questo gruppo di imprese, in particolare le veterane, che hanno passato per due anni la severa griglia di ‘Controvento’, siano quelle che, in larga parte, hanno resistito meglio alla recessione e sulle quali puntellare la ripresa del nostro paese”. “Sulle debuttanti la cosa interessante che emerge è che a poco a poco negli anni hanno ridotto il gap con le veterane sui vari KPI, quindi sul 2019 i dati dei due sottogruppi sono abbastanza omogenei, ma nel tempo si nota come ad esempio a livello di ritorni le debuttanti abbiano nettamente superato i cadetti, come se le prime avessero fatto scelte di investimento più azzeccate e questi ultimi si fossero un po’ ‘seduti sugli allori’”, commenta Simone Mirani, direttore di Crif Ratings.