In Italia cresce la fiducia nel futuro. La svolta ad aprile
Ora gli ottimisti superano i pessimisti. La svolta ad aprile. I risultati della ricerca Ey-Ipsos verranno presentati all’Ey Digital Summit di Capri
Il futuro è un po’ più rosa per l’Italia. La fiducia tra la popolazione (16-70 anni) è stata misurata da Ey in uno studio condotto in collaborazione con Ipsos che ha coinvolto 900 individui tra i 16 e i 70 anni.
Effettuata a inizio luglio, la ricerca ha evidenziato un aumento di chi ritiene che il Belpaese stia andando nella direzione giusta: 38% contro il 13% di aprile 2018, mese in cui si era toccato un picco minimo al 13%. Sono specularmente diminuiti i “pessimisti”, al 36% contro il 66% di aprile.
Il risultato dell’indagine non sembra quindi essere stato influenzato dall’andamento dello spread tra Btp e Bund. Ad aprile 2018 il differenziale, che ha occupato i titoli dei giornali negli ultimi mesi, si è mosso tra 120 e 130 punti per poi risalire in maggio sopra quota 250. Lo spread sembra quindi preoccupare soprattutto economisti e investitori.
Nonostante l’aumento della fiducia, gli italiani confermano di avere una percezione del Paese peggiore di quella che hanno i cittadini di altre nazioni. Il voto medio dei primi è di 76 su 100 contro il 91 su 100 assegnato dai cittadini di altri Paesi. In particolare i cittadini del Belpaese ammirano il Canada, il Giappone, l’Australia, gli Stati Uniti e anche la Spagna, che ricevono un giudizio positivo superiore a 95 su 100.
Italia fuori dalla crisi
Aumentano anche coloro che ritengono che il Belpaese si sia lasciato alle spalle il peggio della crisi (29% da 24% di aprile). In 23 su 100 ritengono invece che “il peggio deve ancora arrivare”, sostanzialmente in linea con il dato di aprile (24%) ma in aumento rispetto al mese di giugno (21%).
Il merito del miglioramento non è dei partiti politici verso i quali la fiducia rimane ai minimi (15%). Le istituzioni più vicine al cittadino, come il comune e la regione, riscuotono invece l’apprezzamento del 45% e del 38% degli intervistati, così come l’Unione europea (38%).
Cambia completamente il giudizio se si parla di impresa, con le piccole aziende che ricevono il 72% dei consensi, le grandi il 55%. In coda le grandi multinazionali, viste con sospetto. La fiducia in questo caso scende al 37%.