Incubo tasse, immobiliare debole, povertà. La marcia degli italiani arrabbiati verso il voto
Ormai ci siamo: mancano meno di due settimane alle elezioni politiche italiane del prossimo 4 marzo. L’Italia è sempre più nel radar dei trader e degli investitori, che cercano di capire cosa accadrà nel Day After dell’Election Day.
Ma in ballo ci sono soprattutto le esigenze del popolo italiano, che vengono riassunte da Bloomberg in un articolo dal titolo che dice tutto: “Angry Italian Voters Get Short-Changed From a Messy Economy”, ovvero: “elettori italiani arrabbiati, ingannati da un’economia nel caos”.
Perchè il punto è proprio questo: “la crescita c’è, ma è debole”. L’economia del paese è tornata a crescere ma – si legge nell’articolo, il suo trend rimane il peggiore dell’Eurozona, e alimenta il risentimento degli elettori” in vista delle elezioni.
Di conseguenza, con “i sondaggi a due settimane dal voto che mostrano l’assenza di un chiaro vincitore, i partiti si stanno concentrando sull’economia”.
Bloomberg presenta la fotografia dell’Italia in vista del voto, presentando sette grafici che si basano sui dati dell’Istat, di Bankitalia, dell’Eurostat.
Nel primo, viene messo in evidenza come, nonostante l’espansione sia proseguita per 14 trimestri consecutivi, l’economia italiana avrebbe bisogno fino a sei anni in più per tornare ai livelli precedenti l’esplosione della crisi finanziaria. Tutto Questo, mentre l’Eurozona sta vivendo il periodo di crescita migliore in un decennio.
A dispetto dei toni trionfalistici dei partiti che reggono il governo attuale, tutti i politici, inclusi quelli di quegli stessi partiti, sanno benissimo che l’Italia è impregnata di rabbia, di insoddisfazione e di frustrazione. Ed è per questo, ricorda Bloomberg, “che l’ex premier Silvio Berlusconi promette un piano di tagli alle tasse (flat tax), che a suo avviso si tradurrà in una crescita più solida”, così come “il M5S garantisce un reddito di cittadinanza” per i più poveri.
Il “Partito democratico parla di una solida ripresa dalla recessione peggiore dalla Seconda Guerra Mondiale. Ma il tasso di disoccupazione rimane inchiodato a quasi l’11%”.
Certo “l’Italia ha creato quasi 1 milione di posti di lavoro da quando il PD ha varato le nuove leggi (Jobs Act) nel 2014, ma il 59% di queste posizioni è a tempo determinato. In poche parole, il lavoratore rischia di finire di nuovo in mezzo alla strada dopo un periodo definito”. “Pochi E non c’è bisogno di leggere i dati macroeconomici che vengono snocciolati su base giornaliera.
“Pochi sono gli italiani che seguono con attenzione gli ultimi dati economici che arrivano dall’Istat”, scrive Bloomberg, ma alla fine tutti “sanno che il sentiero della ripresa è molto più irregolare di quanto la retorica del governo lasci pensare”.
Altro fattore: “ci sono più poveri”, tanto che “il numero di italiani a rischio di scivolare nella povertà è salito di oltre 3 milioni a 18 milioni nel decennio conclusosi nel 2016, l’ultimo anno per cui i dati sono disponibili”.
Per non parlare di altre spine nel fianco dell’Italia, come le tasse, la mancata ripresa solida del mercato immobiliare, il nodo dei crediti deteriorati che continua ad assillare il sistema bancario del paese.
Riguardo alla spina del fisco, Bloomberg ricorda come la pressione fiscale sui redditi personali, incluse le soprattasse, sia del 47,2%, tra le più alte in Europa e ben al di sopra del 39%, in media, dei 28 paesi dell’Unione europea. Di conseguenza, “non stupisce che la proposta più discussa di questa campagna elettorale sia la promessa dell’ex premier Berlusconi di introdurre una flat tax del 23% per tutti”. Riguardo alla questione NPL (crediti deteriorati), ci sono “più persone e piccole aziende che non riescono a ripagare i loro debiti”. Viene fatto notare inoltre che “le regioni che hanno presentato tassi di default elevati sono state quelle che, “nelle ultime elezioni del 2013, hanno mostrato una tendenza a votare per il M5S. E ciò potrebbe significare guai per chi detiene il potere” .
C’è poi il problema del lento recupero del mercato immobiliare, certificato dalla dinamica dei “prezzi delle abitazioni, che scendono in termini nominali da più di sei anni e che sono calati anche lo scorso anno. In più, la ripresa parziale delle compravendite si sta già smorzando”.
Che Che dire a tal proposito di un altro articolo pubblicato di recente, quello del Financial Times, che ha parlato chiaramente di un mercato immobiliare moribondo? E che ha sottolineato come, in un paese dove più del 72% delle famiglie è proprietario della propria casa, questa situazione non faccia altro che fomentare l’insoddisfazione su come sta andando l’economia?
Così il quotidiano britannico ha segnalato: L’Italia è praticamente “l’unico paese dell’Unione europea in cui i prezzi delle abitazioni hanno sofferto una contrazione nel secondo trimestre dell’anno scorso, stando ai numeri di Eurostat, mentre quasi due-terzi dei paesi Ue assistono a una crescita dei prezzi delle case superiore al 5%”.
Sentenziando che: “Il mercato immobiliare moribondo potrebbe rendere ancora difficile, per gli italiani, riuscire a beneficiare di una sensazione diffusa di fiducia”.
Un lato positivo, tuttavia, c’è, ed è rappresentato dal “Made in Italy”, che continua a essere l’asset vincente dell’Italia.
Un altro grafico di Bloomberg mostra come le esportazioni e la produzione industriale stiano migliorando grazie alla maggiore solidità della crescita economica globale.
Ma la lista dei problemi degli elettori è troppo lunga per ritenere che l’Italia, alla vigilia del voto, sia davvero tornata a crescere.