Industria: nuova frenata per produzione italiana. In controtendenza alimentari con spinta Natale
Dall’industria italiana non arrivano segnali positivi. Anzi, l’indebolimento prosegue anche settembre tanto che associazioni dei consumatori parlano di un “mese nero” e temono che le misure previste dalla Manovra abbiano effetti depressivi sulla spesa. Stando ai dati comunicati oggi dall’Istat, a settembre la produzione industriale tricolore ha mostrato una flessione del 2,1% su base annua dal precedente -1,7%. Su base mensile il dato ha, invece, registrato un -0,4% dal +0,4% di agosto. Entrambe le rilevazioni sono in linea col consensus Bloomberg.
“Prosegue, nel mese di settembre, la fase di flessione dei livelli della produzione industriale, che mostra un calo congiunturale anche nel complesso del terzo trimestre”, segnala L’Istat nel suo commento aggiungendo che “in termini tendenziali, nel mese di settembre, l’indice corretto per gli effetti di calendario risulta in calo per il settimo mese consecutivo“. A livello settoriale si conferma il maggiore dinamismo dei beni di consumo, il solo comparto in crescita in termini sia congiunturali sia tendenziali. Anche nella media dei primi nove mesi dell’anno la produzione è calata, sia in termini grezzi sia al netto degli effetti di calendario.
Codacons: è ancora crisi nera per l’industria italiana
Per l’industria italiana è crisi nera. Questo il giudizio del Codacons che scrive: “Siamo in presenza di una situazione allarmante che mette a rischio migliaia di posti di lavoro. A settembre la produzione registra il settimo calo consecutivo su base annua, segnando una riduzione del -2,1% rispetto allo stesso mese del 2018, che fa seguito al -1,8% tendenziale registrato ad agosto. Numeri che attestano la crisi del settore industriale italiano, alimentata dai consumi delle famiglie che ancora non ripartono”.
Codacons avverte che “di questo passo ci saranno conseguenze negative sul fronte dell’occupazione e del Pil, e il Governo deve intervenire con urgenza per sostenere l’industria e incentivare i consumi delle famiglie”. Non solo, secondo l’associazione il rischio potrebbe essere quello che le misure previste dalla Manovra abbiano effetti depressivi sulla spesa, aggravando una situazione che è già palesemente critica.
Per Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori (Unc), si tratta di “un settembre nero”: non solo la produzione scende rispetto ad agosto, quando solitamente le fabbriche sono chiuse per ferie, ma si conclude negativamente anche il terzo trimestre 2019 e questo avrà evidenti ripercussione sul Pil.
“Il quadro è ancora più sconfortante, se aggiungiamo che la produzione industriale non solo è inferiore rispetto ai dati pre-crisi del settembre 2007, -21,9%, perso un quinto della produzione, ma anche rispetto al 2011, quando l’economia aveva solo segnato una lieve ripresa dopo il tracollo del 2009, con un gap da colmare del 4,2%. Per i beni di consumo durevoli, poi, la distanza rispetto a 12 anni fa è del 32,4%, ossia un terzo. Un abisso!”, conclude Dona.
Vola l’alimentare spinto da Natale
In un quadro debole, vola la produzione alimentare che ha registrato un aumento del 7,8% a settembre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Lo segnala Coldiretti spiegando che “in un clima di preoccupazione generale si tratta di un segnale positivo nella preparazione delle scorte per il Natale in cui tradizionalmente si verificano i valori più elevati di consumi alimentari di tutto l’anno“. L’agroalimentare con regali enogastronomici, pranzi e cenoni è, continua Coldiretti, la voce più pesante del budget che le famiglie italiane destinano alle feste di fine anno, dal Natale al Capodanno.