Industria resta debole: fatturato al palo e ordini giù a novembre. Codacons parla di ‘flop’
Fatturato al palo e ordinativi in flessione a novembre. A scattare la fotografia (mensile) al settore industriale italiano è l’Istat. Stando ai dati comunicati questa mattina, a novembre il fatturato dell’industria, al netto dei fattori stagionali, è rimasto invariato rispetto al mese precedente, mentre gli ordinativi hanno mostrato una flessione congiunturale dello 0,3 per cento.
La dinamica congiunturale del fatturato, spiega l’Istat, è sintesi di una crescita del mercato interno (+0,3%) e di una riduzione di quello estero (-0,4%). Per gli ordinativi la flessione congiunturale riflette un modesto risultato positivo delle commesse provenienti dal mercato interno (+0,1%) e un calo di quelle provenienti dall’estero (-0,7%). Per quanto riguarda i raggruppamenti principali di industrie, gli indici del fatturato a novembre hanno segnato un aumento congiunturale solo per i beni strumentali (+1,6%). Risultati negativi sono stati registrati per tutti gli altri raggruppamenti: -0,2% per i beni di consumo, -0,7% per i beni intermedi e -2,9% per l’energia.
Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 21 di novembre 2018), il fatturato totale è cresciuto su base annua dello 0,1%, con un incremento dello 0,6% sul mercato interno e un calo dell’1,2% su quello estero. Osservando le dinamiche del comparto manufatturiero, l’industria farmaceutica ha mostrato una crescita tendenziale più rilevante (+6,5%), mentre il settore della raffinazione del petrolio ha mostrato il risultato peggiore (-11,5%). Sempre in termini tendenziali l’indice grezzo degli ordinativi è diminuito del 4,3%, con riduzioni su entrambi i mercati (-2,2% quello interno e -7,3% quello estero). La maggiore crescita tendenziale è stata quella nel settore dei macchinari e delle attrezzature (+9,1%), mentre il calo più marcato è avvenuto nell’industria delle apparecchiature elettriche e non (-25,7%).
“L’indebolimento della domanda estera determina, a novembre, un arresto della crescita congiunturale del fatturato dell’industria che tuttavia, su base trimestrale, segna un risultato positivo”, commenta l’Istat.
Consumatori: Codacons parla di flop, in controdenza l’alimentare
Codacons e le altre associazione dei consumatori stanno passando al setaccio i dati arrivati dall’Istat. E proprio il Codacons di fronte a questi numeri parla di ‘flop’. “Ancora una volta l’industria fa registrare numeri estremamente negativi – spiega il presidente Carlo Rienzi – Dopo la produzione, a novembre anche ordinativi e fatturato deludono le attese, con dati che attestano la grave crisi che attanaglia il comparto industriale italiano, e che prosegue oramai da troppi mesi”. Rienzi esorta il Governo a intervenire: “Deve correre ai ripari intervenendo per salvare le industrie italiane, attraverso misure di sostegno e rilancio perché, di questo passo, i dati negativi dell’industria avranno ripercussioni pesanti su occupazione, Pil e sull’intera economia nazionale”.
“Italia in stagnazione! Industrie ferme! Ma quello che maggiormente preoccupa, in prospettiva, sono gli ordini esteri, che scendono del 7,3% su base annua e dello 0,7% su ottobre. Le esportazioni, infatti, hanno salvato in questi anni di crisi le nostre industrie. Il possibile inasprimento dei dazi rischia, quindi, di diventare letale per il nostro Paese”. Questo il commento di Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
Diversa invece la posizione di Coldiretti, con l’alimentare in controtendenza rispetto all’andamento generale. Il fatturato alimentare è cresciuto sotto la spinta dei consumi di Natale, segnando un aumento del 2,6% a novembre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. “In un clima di preoccupazione generale si tratta di un risultato positivo – spiega Coldiretti -, risultato dalla preparazione delle scorte per i consumi di Natale e Capodanno in cui si è registrata una spesa complessiva per imbandire le tavole di circa 5 miliardi di euro, l’11% in più dello scorso anno, secondo Indagine Coldiretti/Ixe’”.