Inflazione e mattone, contrastare l’aumento dei prezzi grazie ai canoni di locazione indicizzati
Investire nel mattone è realmente una valida protezione dall’inflazione? Di certo si tratta di un asset molto gettonato e chi compra casa per investimento ha in effetti modo di trovare protezione da un improvviso impennarsi del costo della vita. Molti contratti di locazione infatti prevedono in modo esplicito l’aumento dei canoni di locazione legati all’inflazione. In alcuni casi, vi sono anche contratti di locazione con escalator fissi o revisioni dell’affitto in periodi specifici.
Uno studio condotto da Bank of America si è soffermato sulla correlazione di varie asset class con l’inflazione statunitense tra il 1950 e il 2020. Dallo studio emerge che gli asset reali offrono copertura contro l’inflazione.
Occhio al pricing power
La pandemia da COVID-19 ha accelerato una serie di trend, come l’e-commerce e il lavoro da casa. “Queste tendenze strutturali di lungo periodo hanno indebolito il potere di determinazione dei prezzi (“pricing power”) per i proprietari di beni immobili come spazi commerciali e uffici. Di conseguenza, la capacità di trasferire gli aumenti dell’inflazione agli inquilini di questi edifici è fortemente limitata”, spiega Tom Walker, Co-Head of Global Listed Real Assets, Schroders.
“Bassi livelli di domanda e alti livelli di offerta rappresentano una combinazione tossica per qualsiasi mercato. Riteniamo che alcuni settori continueranno a sperimentare contesti operativi difficili nel medio-lungo termine. Pertanto, non è mai stato così importante selezionare con cura le opportunità di investimento in beni immobili – asserisce Walker – . Concentrarsi sulle aree dove la crescita economica è costantemente più forte significa che gli investitori hanno più probabilità di poter trasferire l’aumento dei costi ai locatari”.
Il potere di determinazione dei prezzi in alcuni sottosettori è destinato ad aumentare, poiché il costo delle materie prime riduce la quantità di costruzioni avviate.
L’esperto di Schroders sottolinea infine come la mancanza di nuovi immobili sul mercato è dovuta a due ragioni fondamentali:
In primo luogo, la pandemia ha portato a un iniziale rallentamento dell’offerta, a causa della chiusura dei cantieri. In secondo luogo, il drastico aumento del costo delle materie prime e i colli di bottiglia sul lato dell’offerta hanno comportato una riduzione dei margini per i costruttori. Sebbene tale contesto sia frustrante per gli sviluppatori, il lato positivo è che aumenta il valore e la domanda dei beni già esistenti.
Molti investitori sono preoccupati dell’impatto che l’aumento dei tassi di interesse avrà sul settore immobiliare. Tuttavia, la storia dimostra che questo non dovrebbe essere motivo di preoccupazione. Nelle fasi iniziali degli ultimi due cicli di rialzo dei tassi, infatti, il settore globale dei real estate investment trust (REIT) ha mostrato rendimenti totali positivi.