Intelligenza artificiale ancora poco usata da aziende italiane: il 56% ha avviato progetti
L’intelligenza artificiale (Ai) è ancora poco sfruttata dalle aziende italiane. Solo il 56% delle grandi imprese ha già avviato progetti di Artificial Intelligence (contro circa il 70% di Francia e Germania), con una soluzione su quattro che riguarda i chatbot (programmi che simulano una conversazione, capaci di interagire con un interlocutore umano per eseguire un’azione o offrire un servizio). La maggior parte dei progetti di intelligenza artificiale in Italia si concentra nei settori delle banche, finanza e assicurazioni (17%), automotive (17%), energia (13%), logistica (10%) e telco (10%). Sono i risultati della ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, presentata oggi durante il convegno “Artificial Intelligence: prospettive dalla ricerca al mercato”. La ricerca ha analizzato 721 imprese e 469 casi di utilizzo di Artificial Intelligence.
“L’Artificial Intelligence potenzialmente non conosce confini applicativi e inciderà progressivamente sul tessuto economico e sociale di ogni paese“, hanno dichiarato Nicola Gatti, Giovanni Miragliotta e Alessandro Piva, direttori dell’Osservatorio Artificial Intelligence, rimarcando che “la velocità di diffusione nei diversi ambiti non sarà omogenea, ma dipenderà da fattori tecnologici e di conoscenza”.
La ricerca, studiando 469 casi di utilizzo di intelligenza artificiale, rivela che soltanto il 38% delle iniziative di AI individuate nel mondo è a regime (utilizzate da tutti gli utenti e sottoposte a un processo di miglioramento continuo già strutturato). “Una su cinque, il 21%, è in corso di implementazione, in una fase di rilascio su larga scala che coinvolge buona parte dei processi e degli utenti – ha sottolineato Alessandro Piva -. Una quota analoga, invece, è ancora in fase pilota, durante cui vengono misurati i primi risultati e individuate problematiche, il 20% è ancora soltanto un’idea progettuale, con un budget stanziato per esplorare un possibile progetto in un campo d’applicazione ben definito”.
I settori
A livello settoriale, il comparto più attivo nell’introdurre soluzioni di intelligenza artificiale a livello internazionale è il banking-finance-insurance, che raccoglie il 21% delle applicazioni, spinto dall’opportunità di conoscere più approfonditamente i propri clienti e garantire un servizio mirato e un supporto alle decisioni del management. Al secondo posto c’è il settore dell’automotive (12%), trainato dai grandi investimenti finalizzati allo sviluppo di veicoli a guida autonoma. Seguono, con percentuali comprese fra il 6% e l’8%, i settori hi-tech, retail e telco, interessati a offrire un servizio più flessibile e personalizzato.
I timori legati all’impatto sull’occupazione
Ma quale potrebbe essere l’impatto sull’occupazione? Da più parti si sollevano timori sulle possibili ripercussioni negative dell’intelligenza artificiale in ambito lavorativo. L’Osservatorio ha indagato anche questo tema, mettendo in evidenza tre segnali incoraggianti. “Pur considerando che ci troviamo in una fase di transizione e sono rare le soluzioni già pronte all’uso, dall’analisi risulta che la domanda di lavoro nei progetti di AI è cresciuta, e non diminuita“, si legge nel rapporto aggiungendo che “le soluzioni di AI oggi sono utilizzate più come leva competitiva esterna per migliorare i servizi e la qualità che non come strumento per aumentare l’efficienza interna”. Infine, le imprese appaiono consapevoli della delicatezza del tema, selezionando attentamente i progetti da attivare, considerando sia i benefici attesi sia l’accettabilità interna ed esterna dell’innovazione.