Finanza Notizie Italia Intelligenza Artificiale: in Italia vale +13% di Pil entro il 2030

Intelligenza Artificiale: in Italia vale +13% di Pil entro il 2030

9 Ottobre 2019 15:32

Entro il 2030 l’intelligenza artificiale potrebbe portare ad una crescita del PIL italiano del 13% equivalente a 228 miliardi di euro. La stima è quella fornita dalla società di consulenza manageriale McKinsey & Company insieme al suo istituto di ricerca economica McKinsey Global Institute (MGI), secondo cui l’impatto dell’IA per l’Europa potrebbe corrispondere a un aumento del PIL del 19%, per un valore pari a 2.700 miliardi di euro.

IA: opportunità unica per la crescita europea e italiana

L’analisi mette in luce l’impatto delle nuove tecnologie sull’economia mondiale. In Europa il numero di startup in ambito AI è triplicato negli ultimi tre anni e gli investimenti sono a livelli record, con 21 miliardi di euro investiti nel 2018 (+360% rispetto agli ultimi 5 anni). Tuttavia, sottolinea il report, il numero di “unicorni” europei – ossia startup che hanno una valutazione superiore a 1 miliardo – è cresciuto a un tasso pari alla metà di quello degli Stati Uniti. Da qui l’esigenza evidenziata dall’analisi di incoraggiare iniziative che permettano alle realtà più innovative e promettenti di crescere. “L’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità unica per la competitività e la crescita del nostro Continente. L’Europa, e con essa l’Italia, possono contare su diversi punti di forza: un settore industriale all’avanguardia; un ampio bacino di talenti nella ricerca e nel tech; un numero di startup in continua  crescita” sottolinea Massimo Giordano, Managing Partner McKinsey Mediterraneo. “Sarebbe quindi un peccato perdere questa occasione. Non si tratta infatti di un tema astratto, ma di ricchezza concreta, che per l’Europa potrebbe valere 2.700 miliardi di euro” conclude Giordano.

L’impatto dell’IA sul mondo del lavoro

L’analisi di McKinsey & Company mette in luce come per i lavori di domani sarà fondamentale favorire lo sviluppo delle nuove competenze. Entro il 2030, in Europa, si legge nel report, le competenze tecnologiche occuperanno una fetta sempre più importante del tempo lavorativo: +40% per le skill avanzate e +65% per quelle di base. Ciò comporta da un lato, la necessità che l’offerta formativa per i giovani dovrà continuamente aggiornarsi per essere in linea con la domanda. Dall’altro la riqualificazione professionale delle persone che già lavorano è cruciale per assicurare una transizione efficace nell’era digitale. Ma non solo nel settore privato, anche in quello pubblico è necessario promuovere l’innovazione visto che potrebbe fare da volano per lo sviluppo  dell’innovazione in Europa. La spesa europea per i prodotti e servizi pubblici – dice l’analisi – ammonta a circa 2.000 miliardi di euro l’anno (pari al 14% del PIL). Una parte rilevante di questa spesa potrebbe essere destinata all’innovazione e il settore pubblico, innovando esso stesso (ad esempio attraverso iniziative di e-government), potrebbe innescare un circolo virtuoso di cui beneficerebbe anche il settore privato.