Investimenti: che fare nel 2021? Le aspettative e le strategie dei grandi gestori
Cautela sarà la parola d’ordine nel 2021 per gli investimenti. I grandi gestori di patrimoni nel mondo prevedono infatti che la crescita economica non tornerà al ritmo pre-Covid l’anno prossimo. Forse nel 2022, ma anche dopo. E la maggior parte di loro pensa che l’attuale performance dei mercati azionari sia insostenibile nei prossimi mesi, convinti che i mercati abbiano sottovalutato l’impatto a lungo termine della pandemia di Covid-19. Cosa fare quindi? Gli istituzionali giocano in difesa, anticipando l’incremento dei rischi nel corso del 2021.
Cosa aspettarsi l’anno prossimo
L’indagine Natixis Institutional Investor Survey, condotta su oltre 500 investitori istituzionali a livello globale, che gestiscono collettivamente più di 13,5 trilioni di dollari in attività per pensioni, assicurazioni e fondi sovrani, ha rivelato una prospettiva poco brillante per la ripresa. Quattro quinti degli intervistati non si aspettano che la crescita del Pil possa tornare al suo ritmo pre-Covid almeno fino al 2022 e, di questi, il 35% pensa che potrebbe accadere nel 2023 o anche dopo. Inoltre, quasi otto su dieci ritengono che l’attuale ritmo di crescita del mercato azionario sia insostenibile. La prudenza degli investitori riflette la profonda preoccupazione per le conseguenze durature delle misure estreme necessarie ad attutire lo shock finanziario della pandemia. Tuttavia intravvedono anche la possibilità di trovare opportunità di valore attraverso un’allocazione ponderata del portafoglio e una corretta diversificazione.
Le strategie di investimento dei gestori
Guardando al 2021, le allocazioni per ampie classi di attività rimarranno relativamente invariate nei portafogli istituzionali, con gli investitori che si attendono allocazioni complessive del 36% sulle azioni, del 40% sulle obbligazioni, del 17% sugli alternativi e del 6% sulla liquidità.
Gli investitori istituzionali stanno però apportando adeguamenti tattici all’interno delle asset class, con notevoli cambiamenti nelle allocazioni nel 2021, tra cui:
– Un terzo prevede una diminuzione delle allocazioni sulle azioni Usa (32%) e un aumento dell’esposizione su azioni dell’Asia-Pacifico (32%), europee (31%) e dei mercati emergenti (31%).
– Un quinto (19%) prevede una riduzione dell’esposizione sui titoli di Stato e un aumento delle allocazioni sul debito investment grade (30%). La convinzione sui green bond è alta, poiché del 48% degli intervistati che afferma di detenere questa tipologia di titoli, il 47% dichiara che intende aumentarne l’esposizione.
– Ampliare le strategie alternative, con quasi la metà (47%) che prevede di aumentare le allocazioni al debito privato, mentre quattro su dieci prevedono di aumentare l’esposizione su infrastrutture e il 38% su private equity.
Il portafoglio 2021 diventa più difensivo
Per il prossimo anno, una quota maggiore di investitori istituzionali si aspetta che i titoli value possano sovraperformare i titoli growth (58%) e che le large cap superino le small cap (53%). Poco più della metà (52%) pensa che i mercati emergenti faranno meglio dei mercati sviluppati, anche se la stragrande maggioranza (86%) degli investitori istituzionali concorda sulla necessità di essere più selettivi nel perseguire le opportunità sui mercati emergenti. Nonostante il passo indietro in termini di dimensioni e importanza delle Big Tech, il 66% prevede che nel 2021 il settore otterrà buoni risultati, considerando information technology e healthcare i cavalli vincenti sui mercati per il prossimo anno, mentre energia, immobiliare e finanziari dovrebbero sottoperformare. Molti istituzionali ritengono che le correzioni si verificheranno sul mercato azionario (44%), sul settore immobiliare (41%), su quello tecnologico (39%) e sui mercati obbligazionari (29%). Per gestire i rischi, più di otto intervistati su dieci (80%) affermano che la diversificazione dei fattori a livello azionario sia un tema importante, mentre il 71% dichiara di essere disposto a sottoperformare i propri competitor per garantire una protezione dai ribassi. Più della metà (53%) degli investitori istituzionali globali prevede una sovraperformance per i portafogli difensivi nel 2021.
La maggiore preoccupazione è data dai tassi
Nel 2021 i tassi di interesse negativi sono al primo posto tra i possibili rischi di portafoglio (53%) e l’82% degli investitori istituzionali riconosce oggi come i tassi bassi abbiano di fatto distorto le valutazioni di mercato. Più della metà (53%) prevede un aumento del volume dei titoli a rendimento negativo il prossimo anno. Percentuale analoga (52%) quella che individua nella volatilità uno dei principali rischi di portafoglio, soprattutto perché il 65% prevede un aumento della volatilità dei mercati azionari l’anno prossimo e il 55% una maggiore volatilità sul fronte valutario. Sette su dieci (71%) concordano sul fatto che gli investitori istituzionali stiano assumendo una dose di rischio eccessivo nella ricerca di rendimento.