Investimenti sostenibili: vengono scelti dai più ricchi, perché non dal piccolo risparmiatore?
La rivoluzione degli investimenti sostenibili, quelli identificati con la sigla SRI (Sustainable and Responsible Investment), sta contagiando anche i risparmiatori italiani. Ma non prorio tutti. Se da una parte questa tipologia di investimenti viene scelta sempre più spesso dagli investitori più ricchi, dall’altra la grande massa dei piccoli risparmiatori ne è ancora esclusa. Eppure, i rendimenti sono interessanti, il rischio appare più contenuto e la strategia ha un lato più umano, seguendo criteri di sostenibilità, responsabilità sociale e inclusività. Perché allora?
Secondo la ricerca di Finer per Assogestioni presentata oggi al Salone del Risparmio, in corso a Milano, gli investitori private e high net worth individual (vale a dire le categorie di risparmiatori con patrimoni milionari) sono di gran lunga i più propensi agli SRI. Quasi la metà di loro (il 49%) descrivono correttamente gli SRI come investimenti che creano valore attraverso una strategia che integra, nella valutazione delle società in cui si investe, anche l’analisi finanziaria con quella ambientale, sociale e di buon governo. I clienti definiti affluent (con patrimoni comunque consistenti) e la grande massa dei piccoli risparmiatori mostrano invece livelli di propensione agli investimenti sostenibili molto più bassi.
La principale barriera è l’informazione
A incidere è la mancanza di informazione e chiarezza. I termini italiani quali sostenibilità, responsabilità sociale e inclusività sono conosciuti principalmente a coloro che investono somme maggiori, mentre il 49% dei clienti mass market e il 42% dei clienti affluent confondono ancora gli SRI con gli investimenti no profit che mettono, cioè, al primo posto la salvaguardia ambientale, il rispetto dei diritti umani, della società, la parità di genere e razza, senza considerare i profitti e i rendimenti per l’investitore. E ancora: la mancanza di chiarezza su questa tipologia di prodotti riguarda tutte le tipologie di investitori intervistati, ma per i piccoli risparmiatori è addirittura al 75%, per gli affluent al 43% e per quelli più ricchi è al 31%.
Tra le leve per aumentare l’interesse a sottoscrivere prodotti di investimento sostenibile e responsabile il parere è unanime: maggiore informazione ed educazione finanziaria. Ma chi dovrebbe veicolare le informazioni su questa tipologia di investimenti? La quasi totalità degli investitori individua, come prima risposta, il proprio referente, vale a dire consulente o private banker (per chi ce l’ha) mentre l’88% degli investitori mass market indica nella propria banca o la società cui affida i soldi il primo referente ideale.