Istat: produzione industriale torna a salire sotto ‘effetto energia’, ma quadro resta ancora incerto
E’ tornata a crescere la produzione industriale italiana. Secondo i dati diffusi questa mattina dall’Istat, il dato ha mostrato un aumento mensile dell’1,7% dal precedente -0,7% (dato rivisto da -0,8%), facendo anche meglio delle attese del mercato che pronosticava un rialzo dello 0,2% mese su mese. L’altra buona notizia è che si tratta della “prima variazione congiunturale positiva dopo quattro mesi di cali continui“. Il miglioramento, sia tendenziale sia congiunturale, è avvenuto anche grazie al rilevante contributo positivo del settore energetico che ha mostrato un +6,4% su base mensile e un +11,7% su base annua. Corretto per gli effetti di calendario, a gennaio 2019 l’indice è diminuito in termini tendenziali dello 0,8 per cento.
E fin qui quasi tutte buone notizie. Se però si va oltre la lettura mensile, i dati non sono così incoraggianti. A partire dalla performance trimestrale: nella media del trimestre novembre-gennaio, il livello destagionalizzato della produzione ha tuttavia evidenziato una flessione dell’1,8% rispetto ai tre mesi precedenti. Tradotto: è il peggiore trimestre in sei anni.
Nonostante la dinamica espansiva di gennaio, la variazione su base trimestrale (novembre 2018-gennaio 2019 su agosto-ottobre) rimane ampiamente negativa, mentre su base annua si attenua la caduta registrata negli ultimi mesi. Se si escludono le tendenze del settore energetico, limitandosi al settore manifatturiero, il segnale congiunturale positivo si ridimensiona (da +1,7% a +1,2%) e si registra su base annua una flessione molto più ampia (da -0,8% a -2,6%)”.
I pareri
Un’indicazione che fa tirare un sospiro di sollievo, dopo le doppia doccia fredda rimediata in settimana dall’Istat e dall’Ocse (approfondisci Qui). Certo, come si suol dire una ‘rondine non fa primavera’. Questo dato si inserisce in un quadro statistico di inizio 2019 prevalentemente negativo. Con la disoccupazione, soprattutto giovanile, che è in aumento, mentre il clima di fiducia delle imprese è in calo sia in gennaio sia in febbraio, e le immatricolazioni di autovetture sono calate del 7,4% in gennaio e del 2,4% in febbraio.
“Appare quindi veramente difficile che il segnale positivo che viene dal dato sulla produzione industriale in gennaio diffuso oggi dall’Istat indichi una possibile inversione di tendenza – afferma il Centro studi promotor (Csp) -. Questo dato si inserisce infatti in un contesto negativo compatibile con un nuovo calo congiunturale del Pil nel primo trimestre 2019, che sarebbe il terzo consecutivo e segnerebbe il passaggio dalla recessione tecnica alla recessione conclamata per l’economia italiana”. Il quadro attuale, secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Csp, è dunque decisamente preoccupante e non si vede come la situazione possa migliorare nel prossimo futuro dato il rallentamento economico del contesto internazionale e data la mancanza di una credibile politica anticongiunturale del nostro Paese.
L’Unione nazionale dei consumatori (Unc) la bolla come “un’ottima notizia”, ma ricorda che dal 2008 è stato perso quasi il 20% della produzione. “Naturalmente non si può cantare vittoria, specie se si considera che rispetto ai valori pre-crisi del gennaio 2008, la produzione totale è ancora inferiore del 19,5%, ossia quasi un quinto – spiega Massimiliano Dona, presidente di Unc -. In 11 anni, i beni di consumo durevoli sono franati addirittura del 31,1%, quasi un terzo. Un abisso record da colmare che attesta la difficoltà in cui versano le famiglie, costretti a rinviare l’acquisto dei beni di consumo più costosi”, conclude Dona.
Nessuna illusione per il Codacons che definisce l’aumento della produzione industriale una mera “illusione ottica”. “Si tratta di una crescita determinata esclusivamente dal comparto energia e da imputare, come rileva anche l’Istat, alle condizioni meteorologiche registrate in Italia – spiega il presidente dell’associazione Carlo Rienzi – Un miglioramento dovuto quindi a fattori esterni che non può rassicurare: i dati sull’industria continuano ad essere fortemente insoddisfacenti, registrando i valori più bassi da 6 anni e rispecchiando la situazione di recessione che attanaglia il nostro paese, dati aggravati dalla crisi del commercio e dai consumi delle famiglie che continuano ad attraversare una fase di stallo”, conclude Rienzi.