Istat: reddito disponibile e potere di acquisto aumentano, ma italiani preferiscono risparmiare che spendere
La fotografia dell’economia italiana che arriva dall’Istat non è delle migliori, anche se non mancano spunti positivi, come quello rappresentato dal reddito disponibile delle famiglie che, nel primo trimestre dell’anno, è salito su base annua dello 0,9%. Un buon segnale, che tuttavia non preannuncia una ripresa solida dei consumi. Tutt’altro. In termini nominali questi sono cresciuti infatti di appena lo 0,2%. Con il maggior reddito disponibile, gli italiani non hanno pensato tanto a spendere, quanto a risparmiare.
L’Istat conferma infatti che la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari all’8,4%, +0,7% su base trimestrale.
A fronte di una variazione nulla del deflatore implicito dei consumi, il potere d’acquisto delle famiglie è anch’esso cresciuto rispetto al trimestre precedente dello 0,9%.
Ma non è bastato a dare una spinta per lo meno proporzionale alla voglia di spendere degli italiani, come ha fatto notare in una nota l’associazione dei consumatori Codacons.
CODACONS: FAMIGLIE ITALIANE SEMPRE PIU’ FORMICHE
L’associazione ha messo in evidenza come le famiglie italiane siano sempre più ‘formiche’ al punto da scegliere di rimandare gli acquisti anche a fronte di una crescita del potere d’acquisto.
“La frenata dell’inflazione registrata negli mesi ha avuto effetti diretti sulla capacità di spesa degli italiani, ma non si trasferisce sui consumi che rimangono sostanzialmente fermi – ha commentato il presidente del Codacons, Carlo Rienzi – La maggiore ricchezza viene destinata invece al risparmio, con le famiglie che mettono da parte i soldi in attesa di tempi migliori”.
“E’ di tutta evidenza come su tale quadro economico giochi un ruolo essenziale la sfiducia dei cittadini nell’attuale situazione del paese, con i consumi che non ripartono e le famiglie che rimandano al futuro gli acquisti – prosegue Rienzi – Una situazione che danneggia il commercio e che dimostra ancora una volta come il Governo debba a tutti i costi evitare l’aumento dell’Iva nel 2020, che avrebbe effetti deleteri sui consumi e sull’economia nazionale”.
L’Unione nazionale dei consumatori è meno severa nel commentare i dati. Così si legge nella sua nota, in riferimento all’aumento del potere di acquisto delle famiglie, pari per l’appunto a +0,9% su base trimestrale.
“Bene. E’ una buona notizia che dopo due variazioni congiunturali negative, -0,5% nel quarto trimestre 2018 e -0,1% nel terzo, il potere d’acquisto sia finalmente tornato in territorio positivo, con un +0,9%, un incremento record che non si registrava dal IV trimestre 2006″, ha fatto notare Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
La nota non ha tuttavia ignorato i punti dolenti emersi dal rapporto dell’Istat:
“Ovviamente è troppo presto per cantare vittoria, considerato che dal 2007 al 2018 il potere d’acquisto delle famiglie è sceso del 6,6%. Inoltre i consumi sono ancora al palo, poco sopra lo zero, +0,2%, in peggioramento rispetto al +0,6 e al +0,3 dei due trimestri precedenti. Gli italiani, infine, preferiscono risparmiare e hanno ancora timore di spendere, avendo paura del futuro. Ed è questo il vero problema da risolvere” conclude Dona.
Sempre l’Istat ha riportato che, nel primo trimestre dell’anno, la quota di profitto delle società non finanziarie nel primo trimestre del 2019 è scesa di 0,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, attestandosi al 40,7%. In termini congiunturali, il calo è stato pari all’1% del risultato lordo di gestione e di una crescita dello 0,6% del valore aggiunto. Il tasso di investimento delle società non finanziarie nel primo trimestre è stato pari al 21,1%, in ribasso di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, a fronte di una contrazione degli investimenti fissi lordi dell’1,4%.
PRESSIONE FISCALE SALITA AL 38%, BERLUSCONI SI BURLA DI SALVINI
Uno schiaffo alle politiche economiche del governo M5S-Lega, che ha sempre sbandierato l’obiettivo di ridurre le tasse, è arrivato dai dati dell’Istat sulla pressione fiscale…che, nei primi tre mesi dell’anno, è salita al 38%, in aumento di 0,3 punti percentuali su base annua. Tanto che è soprattutto su questo numero che si sta accanendo l’oppozione, Silvio Berlusconi in primis:
“Come previsto, ecco la certificazione che questo governo a trazione Cinquestelle sta facendo male al Paese. Nei primi 3 mesi del 2019 la pressione fiscale è aumentata dello 0,3%. È il contrario di quanto garantito dal programma di centrodestra, firmato anche dalla Lega, presentato come impegnativo agli elettori italiani per ottenerne il voto alle scorse elezioni nazionali”.
Su Twitter il presidente dei senatori del Pd Andrea Marcucci, ha scritto: “Salvini, come al solito, mente: parla di diminuzione delle tasse quando la pressione fiscale raggiunge i massimi degli ultimi anni. Frenano anche i consumi, l’Italia è sotto zero. E’ un governo fallimentare. #Istat“.