Italia: 1 occupato su 8 è a rischio povertà, soprattutto i giovani. Peggio solo Romania e Spagna
In Italia le persone in condizioni di povertà diminuiscono, ma aumenta il divario tra ricchi e poveri. E diventa sempre più frequente la possibilità di avere difficoltà economiche, anche se si ha un lavoro. Secondo i dati Eurostat, 1 lavoratore su 8 tra i 18 e i 64 anni in Italia guadagna così poco da essere a rischio povertà (il 12%). E la percentuale sale tra i più giovani (al 13% tra i 20 e i 29 anni). I dati italiani sui working poor sono tra i peggiori in Europa: dopo di noi ci sono solo la Romania e la Spagna.
La povertà in numeri
I dati Eurostat rivelano che in Italia le persone a rischio povertà ed esclusione sociale nel 2018 sono diminuiti di un milione rispetto al 2017 ma sono ancora una enormità: oltre i 16,4 milioni, il 27,3% della popolazione.
Se da un lato il numero di persone a rischio povertà è diminuito nel 2018 rispetto all’anno precedente, dall’altro il numero di individui poveri ha subito un vertiginoso aumento nel corso dell’ultimo decennio, anche a causa della crisi economica. Tra il 2008 e il 2018 il numero di persone povere, stando agli ultimi dati Istat, è aumentato di 2,14 milioni di unità, con un incremento del +74%. Su tale abnorme crescita ha pesato senza dubbio la crisi economica che, a partire proprio dal 2008, ha giocato un ruolo decisivo sullo stato economico delle famiglie, specie quelle residenti del sud Italia.
A peggiorare negli ultimi dieci anni è anche la diseguaglianza tra ricchi e poveri. Il divario è aumentato in maniera evidente: nel 2008, ha rilevato l’Eurostat, al 10% della popolazione più ricca andava il 23,8 per cento del totale, al 10 per cento della popolazione più povera il 2,6 per cento, che adesso si è ridotto ad appena il 2 per cento.