Italia e le stime Upb su Pil e debito: in uno scenario diviso tra ripresa (parziale) e rischi seconda ondata
L’economia globale sembra sospesa tra segnali di recupero (parziali e diversificati tra paese e paese) e rischi consistenti connessi a una possibile seconda ondata del coronavirus. Nella nota sulla congiuntura di agosto, l’ufficio parlamentare di bilancio (Upb) analizza sulla base dei più recenti indicatori disponibili gli sviluppi della recessione in corso sia sul quadro macroeconomico internazionale sia sull’Italia.
“Il nostro paese è stato uno dei primi in Europa a essere colpito dalla pandemia Covid-19 ed è ora alle prese con un difficile recupero”, ammettono gli esperti che nel complesso stimano per il 2020 un Pil italiano in contrazione del 10,4 per cento. “La recessione è stata decisamente attenuata dalla politica di bilancio, che avrebbe sostenuto il Pil per circa 2,5 punti percentuali”, sottolineano dall’Upb.
Il ritmo di marcia dovrebbe cambiare nel 2021, quando l’attività economica risulterebbe in recupero, beneficiando soprattutto del trascinamento statistico del secondo semestre di quest’anno. Una ripresa che si tradurrebbe in un incremento del Pil pari al 5,6 per cento. Upb rimarca però che “non sarebbe sufficiente a riportare i livelli produttivi su valori prossimi a quelli registrati prima dell’inizio della pandemia; il livello del prodotto lordo sarebbe inferiore a quello del 2019 per circa cinque punti percentuali (anche in termini nominali)”. Sono stime, quelle per il 2020, che si innestano sulla eccezionale contrazione congiunturale del Pil nel secondo trimestre seguita alla battuta d’arresto dei primi tre mesi. Secondo i modelli di previsione di breve periodo dell’Upb, “l’attività economica tornerebbe a espandersi nella seconda metà dell’anno, ma con tempi e intensità che restano fortemente incerti”.
Capitolo conti
I conti pubblici peggioreranno notevolmente nell’anno in corso per poi rientrare in parte nel 2021, alla luce del quadro economico delineato e considerati gli interventi per contrastare l’emergenza, comprensivi dello scostamento richiesto dal Governo con la relazione al Parlamento di luglio. E’ di questo parere l’Upb che prevede che il rapporto tra il debito pubblico e il Pil dopo la stabilizzazione ottenuta nel 2019 al 134,8 per cento, possa superare il 160 per cento nel 2020, per poi ridursi leggermente nel 2021 grazie al ritorno alla crescita del prodotto, ma rimanendo comunque al di sopra del 160 per cento del PIL.
Secondo l’analisi, i rischi al rialzo e al ribasso della previsione di finanza pubblica appaiono ugualmente probabili. “I primi legati all’andamento dell’economia e a talune operazioni finanziare, i secondi connessi con possibili risparmi rispetto a quanto indicato nelle relazioni tecniche dei decreti già attuati, come nel caso delle minori anticipazioni richieste dalle Amministrazioni locali per il pagamento dei debiti pregressi e del minore ricorso alla Cassa integrazione, si legge nella nota congiunturale.
Nuova impennata del debito di giugno: le stime di Mazziero Research
Intanto sul fronte debito, stamattina sono arrivate le stime di Mazziero Research, secondo cui la forte fase di ascesa del debito pubblico italiano è destinata a proseguire. Secondo le previsioni di Mazziero Research il debito dovrebbe aumentare a 2.530 miliardi di euro a giugno, con una proiezione a fine anno compresa tra 2.547 e 2.577 miliardi. Questo dato, segnalano, presenta ancora un elevato margine di incertezza in relazione alle misure di sostegno economico del Governo. Il dato ufficiale di giugno verrà pubblicato dalla Banca d’Italia il prossimo 14 agosto.