Italia ‘economia incurabile’. Cottarelli avverte su debito, mentre Codogno teme default
“Italy’s incurable economy. The country’s economy is growing less than the rest of the bloc’s but the ruling League and 5Stars don’t seem to mind”. Ovvero: “L’economia incurabile dell’Italia. L’economia del paese cresce meno del resto del blocco (europeo) ma questo non sembra interessare i partiti di governo Lega e M5S“. Sono questi titolo e sottotitolo di un articolo firmato da Silvia Sciorilli Borelli e pubblicato sul sito di Politico.eu.
In attesa di capire quale sarà il risultato delle attesissime elezioni europee del prossimo 26 maggio, i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini continuano a duellare e a lanciare slogan, nell’ambito di una campagna elettorale che si fa ogni minuto che passa sempre più infuocata.
L’impressione è che i problemi economici dell’Italia siano stati messi in pausa. E pochi credono alle promesse sbandierate nelle ultime ore soprattutto dal M5S, con Di Maio che garantisce un miliardo alle famiglie. Promesse che irritano piuttosto i veri paladini dei conti pubblici, che non fanno parte delle fila del governo.
Come, per esempio, l’ex Commissario alla Spending Review Carlo Cottarelli, ora direttore dell’Osservatorio dei conti pubblici.
“L’idea che il rapporto tra debito pubblico e Pil possa essere ridotto attraverso l’aumento del Pil stimolato da misure espansive di finanza pubblica. Insomma, aumentiamo il deficit per ridurre il debito. Questo è quello che il governo giallo verde ha cercato di fare a fine 2018 (prima di far marcia indietro per l’aumento dello spread) e che, forse, cercherà di fare con la nuova legge di bilancio. Del resto lo stesso contratto di governo ci dice che la strategia di riduzione del rapporto fra debito pubblico e prodotto interno lordo sarà basata sulla «crescita del Pil, da ottenersi con un rilancio sia della domanda interna dal lato degli investimenti ad alto moltiplicatore e politiche di sostegno del potere di acquisto delle famiglie, sia della domanda estera…». Quindi, più soldi in tasca agli italiani, più crescita, meno debito. Non entro nei motivi teorici per cui questo non funziona. Dico solo che i Paesi che hanno ridotto il debito negli ultimi 70 anni non hanno mai seguito questo approccio. Che non ci abbia pensato nessuno? Certo, se il Pil cresce è più facile ridurre il rapporto tra debito e Pil. E non solo perché aumenta il denominatore, ma anche perché, se si risparmiano le maggiori entrate che lo stato incassa quando il Pil aumenta, l’avanzo primario sale. Ma, e questo è il punto: occorre migliorare l’avanzo primario se si vuole che il debito scenda a una velocità adeguata. Il nostro avanzo primario quest’anno è previsto dal governo all’1,2 per cento del Pil, e, in assenza di aumenti dell’Iva o misure di compensazione, scenderebbe quasi a zero nel 2020. Quindi, servono riforme per far ripartire l’economia, ma riforme vere (una semplificazione burocratica massiccia, un miglioramento nell’efficienza dei servizi pubblici, una riduzione delle aliquote di tassazione finanziata da minore evasione fiscale e risparmi sulla spesa pubblica), non elargizioni di denaro pubblico che fanno solo aumentare il deficit. E occorre risparmiare le entrate da maggiore crescita. A meno di non voler seguire strade meno ortodosse (uscita dall’euro e inflazione o qualche bella forma di repressione finanziaria come l’obbligo di acquisto di titoli di Stato da parte delle famiglie italiane, una misura simile a una patrimoniale)”.
A proposito di uscita dell’Italia dall’euro, c’è qualcuno che lancia proprio questo allarme, nell’articolo di Politico. Si tratta di Lorenzo Codogno, fondatore di LC Macro Advisors ed ex direttore generale del Tesoro italiano, che ha una visione piuttosto drammatico del sentiero che l’Italia del governo M5S-Lega ha imboccato:
“Ci stiamo dirigendo verso uno scenario potenziale di default; e non possiamo neanche escludere una uscita dall’Eurozona”.
Politico commenta la frase facendo notare che, pur sembrando eccessivamente pessimistica, si accompagna a una situazione che vede l’Italia dover rifinanziare il suo debito pubblico di 84,5 miliardi di euro, con gli investitori internazionali che si stanno allontanando.
Codogno sottolinea: “Questo governo ha obiettivi politici, non economici, e dunque è difficile riuscire davvero a realizzare qualcosa”.
Ma leghisti e pentastellati insistono sulla necessità di stimolare l’economia con misure di politica fiscale espansiva. Politico riporta le dichiarazioni di Marco Campomenosi, candidato alle elezioni europee per la Lega:
“Una politica economica espansiva è necessaria per il paese – afferma, precisando di non ritenere, tra l’altro, che il debito pubblico italiano sia un problema per il resto dell’Eurozona – “Sono gli italiani che possiedono la maggior parte del loro debito pubblico. I tedeschi non dovrebbero preoccuparsi, anche perché non verrà chiesto loro di ripagarlo”. Ma il rischio contagio? Si chiederà qualcuno.
Una verità che Politico mette in evidenza e che si fa comunque incontrovertibile è la seguente: “dalla crisi finanziaria globale del 2008, il paese ha affrontato due recessioni (la seconda è durata dal 2012 al 2014) e sia i governi di sinistra che di destra hanno fallito nel far ripartire l’economia. Durante l’ultimo decennio, il Pil italiano è cresciuto di oltre il +1% soltanto due volte, nel 2010 e nel 2016“.