Italia: Istat dà una sforbiciata a stime Pil nei mesi duri del Covid. Per Unc “più difficile obiettivo Gualtieri”
Mai così giù dal 1995. Il riferimento è all’andamento dell’economia italiana nel secondo trimestre, mesi in cui il Paese si è quasi del tutto fermato per via del lockdown imposto dal Governo per contenere la pandemia, scoppiata in Italia lo scorso febbraio. In particolare, l’Istat ha rivisto al ribasso la stima preliminare indicando per il secondo trimestre del 2020 (aprile-giugno) un Prodotto interno lordo (Pil) in calo al ritmo del 12,8% rispetto al trimestre precedente e del 17,7% nei confronti del secondo trimestre del 2019. L’istituto si statistica ha precisato che la stima preliminare della variazione congiunturale del Pil diffusa il 31 luglio 2020 era stata del -12,4% mentre quella tendenziale del -17,3%. Il secondo trimestre del 2020 ha avuto una giornata lavorativa in meno sia rispetto al trimestre precedente sia nei confronti del secondo trimestre del 2019. La variazione acquisita per il 2020 è pari a -14,7%.
Più nel dettaglio, rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in diminuzione, con cali dell’8,7% per i consumi finali nazionali e del 14,9% per gli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono diminuite, rispettivamente, del 20,5% e del 26,4%.
L’analisi dell’Istat
“La stima completa dei conti economici trimestrali conferma la portata eccezionale della diminuzione del Pil nel secondo trimestre per gli effetti economici dell’emergenza sanitaria e delle misure di contenimento adottate, con flessioni del 12,8% in termini congiunturali e del 17,7% in termini tendenziali, mai registrate dal 1995”, commenta l’istituto di statistica. Secondo l’Istat “a trascinare la caduta del Pil è stata soprattutto la domanda interna, con un apporto particolarmente negativo dei consumi privati e contributi negativi rilevanti di investimenti e variazione delle scorte“. L’Istat aggiunge che “anche la domanda estera ha fornito un apporto negativo, per la riduzione delle esportazioni più decisa di quella delle importazioni”. La contrazione dell’attività produttiva si è accompagnata a una marcata riduzione dell’input di lavoro in termini di Ula e ore lavorate, mentre le posizioni lavorative hanno subito un calo meno marcato.
Per Unc: “crollo drammatico”
“Crollo drammatico. Il peggioramento delle stime dell’Istat rispetto a quelle diffuse il 31 luglio rende ancora più difficile l’obiettivo del ministro Gualtieri di contenere a -8% l’impatto dello shock della pandemia sul Pil di quest’anno“, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori (Unc). “Il calo dell’8,7% dei consumi finali nazionali e, soprattutto, la caduta dell’11,3% della spesa delle famiglie residenti assume risvolti catastrofici per la nostra economia. Inutile dire che, dato che i consumi delle famiglie rappresentano il 60% del Pil, la chiave di volta per risollevare il Paese è ridare capacità di spesa a chi ha avuto una caduta del proprio reddito disponibile”, conclude Dona.