Italia, Oxfam su manovra: “pace fiscale è condono camuffato”, preoccupa anche il reddito di cittadinanza
La manovra italiana rimane sotto i riflettori, non solo della politica e dei mercati. Dopo i toni improntati alla cautela di Bankitalia, con il vice direttore della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, che nel corso dell’audizione sul NaDef, si è soffermato sulla necessità di garantire le coperture per le misure previste dalla legge di bilancio e sugli effetti che le varie misure avranno sul Pil, sono arrivati anche i quesiti e i dubbi dell’Oxfam.
Presentando il nuovo Indice di Contrasto alla Disuguaglianza (con Development Finance International), durante il meeting annuale del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale che ha preso il via ieri a Bali, l’Oxfam passa al setaccio l’azione del Governo giallo-verde, ponendosi una domanda di fondo: “la manovra economica accentuerà le disuguaglianze in Italia?“.
Secondo l’analisi di Oxfam l’azione di Governo italiano sul fronte fiscale non presuppone ad oggi, alcuna intenzione di favorire lo spostamento del carico fiscale da redditi e consumi a patrimoni e rendite. Mentre l’idea di una tassazione patrimoniale progressiva – che tenga conto, con accortezza, dell’entità e delle tipologie dei patrimoni – resta, purtroppo, ancora un tabù. L’eliminazione dei regimi di tassazione separata e la ricostituzione di una base imponibile ampia cui applicare un sistema impositivo autenticamente progressivo non è oggetto di discussione.
c’è poi la questione del condono camuffato che l’Oxfam spiega così: “sul fronte degli interventi di politica fiscale, inoltre agli annunci sul rafforzamento della lotta contro l’evasione fiscale e contributiva – un ammanco erariale stimato in 109 miliardi di euro all’anno, in media, nel triennio 2013-2015 – fa pericolosamente eco il progetto di ‘pace fiscale’, un intervento che si configura come un ennesimo ‘condono fiscale camuffato’ a reiterato svilimento del concetto di equità fiscale e a discapito di chi corrisponde all’erario il dovuto”.
L’Oxafam si sofferma anche sull’introduzione reddito di cittadinanza, preceduta nel cronoprogramma del governo dal potenziamento dei centri per l’impiego. “In attesa di poter valutare dettagli ufficiali tutt’altro che trascurabili – l’effettivo disegno della misura, il piano per la sua implementazione, le sorti dell’esistente reddito d’inclusione (REI) – un’allocazione di risorse senza precedenti, capace di raggiungere una platea di beneficiari molto ampia deve essere valutata con attenzione. A preoccupare sono soprattutto le prospettate condizionalità della misura“, mette nero su bianco l’associazione. Seppure nella cornice di una misura di sussidio e non di un effettivo provvedimento di ampliamento dei diritti democratici materiali, il progetto personale di attivazione ed inclusione sociale previsto dal Rei ha il merito di affrontare i bisogni dei più vulnerabili a trecentosessanta gradi, tenendo conto della dimensione non economica della povertà, mentre l’erogazione del reddito di cittadinanza appare condizionata alla sola disponibilità all’attivazione lavorativa.
L’Italia nella classifica Oxfam
Nell’indice di contrasto alla disuguaglianza 2018 l’Italia si piazza in valore assoluto in 16esima posizione (15esima sui 35 Paesi Ocse). “Se l’Italia si collocava a fine 2017 nelle parti alte della classifica, il rischio di ridimensionamento nel ranking è oggi estremamente elevato – ha aggiunto la direttrice delle campagne di Oxfam Italia, Elisa Bacciotti – Il piano di riforme contenuto nella nota di aggiornamento al Def, pur in assenza di molti dettagli specifici, lascia molte perplessità sulla reale capacità del nuovo governo di mantenere l’impegno di riduzione delle disuguaglianze assunto dal nostro Paese nel quadro dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite”. Peggio sul fronte della spesa pubblica: sempre secondo l’indice di Oxfam, l’Italia al momento si colloca al 152esimo posto (su 157 Paesi) per la percentuale di spesa pubblica destinata all’istruzione, meglio solo di Timor-Leste, Bahrain, Antigua-Barbados, Nigeria e Libano.