Italia: popolazione ancora in calo e sempre più anziana, speranza di vita si allunga di 1 mese
In Italia la popolazione continua a diminuire e a diventare più vecchia, con il più basso ricambio naturale dalla fine della Prima Guerra Mondiale. Mentre la speranza di vita si allunga sempre di più, anche se a un ritmo meno veloce. Questa la fotografica scattata dall’Istat, sulla demografica del paese. Le evidenze documentano ancora una volta bassi livelli fecondità, un regolare quanto atteso aumento degli anni di vita, cui si accompagna, come ormai di consueto, una vivace dinamica delle migrazioni internazionali.
Popolazione in calo per il quinto anno, ricambio naturale appare sempre più compromesso
All’1 gennaio 2020 si conta in Italia una popolazione di poco più di 60 milioni di persone: per la precisione 60 milioni e 317mila, 116mila in meno rispetto all’anno prima. La popolazione risulta ininterrottamente in calo da cinque anni consecutivi. Contemporaneamente aumenta il divario tra nascite e decessi: per 100 persone decedute arrivano soltanto 67 bambini (dieci anni fa erano 96). Si tratta del più basso livello di ricambio naturale mai espresso dal paese dal 1918, vale a dire dalla fine della Prima Guerra Mondiale.
Il calo della popolazione si concentra soprattutto nel Mezzogiorno (-6,3 per mille) e in misura inferiore nel Centro (-2,2 per mille). Particolarmente critica, la dinamica demografica di Molise e Basilicata che nel volgere di un solo anno perdono circa l’1% delle rispettive popolazioni. Al contrario, prosegue il processo di crescita della popolazione nel Nord (+1,4 per mille). Lo sviluppo demografico più importante si è registrato nelle province autonome di Bolzano e Trento.
Migrazioni: diminuiscono gli ingressi di stranieri, si accelera la fuga degli italiani
Il saldo migratorio con l’estero nel 2019 risulta positivo (143mila unità), in virtù del fatto che a fronte di 307mila iscrizioni anagrafiche dall’estero si hanno solo 164mila cancellazioni. Tuttavia, il dato risulta in evidente calo se confrontato con quello del biennio precedente e persino al di sotto della media degli ultimi cinque anni. Da un lato, le iscrizioni si riducono, con 25mila ingressi in meno rispetto al 2018 e 34mila sul 2017, e dall’altro, si assiste a un nuovo rialzo delle cancellazioni, che raggiungono il livello più alto da che sono disponibili statistiche omogenee sul fenomeno (1981). La quota prevalente di questa uscita è da attribuire ai cittadini italiani, circa 120mila e 3mila in più sul 2018.
La speranza di vita si allunga di 1 mese
Nel 2019 migliorano le condizioni di sopravvivenza della popolazione e si registra un ulteriore aumento della speranza di vita. A livello nazionale gli uomini sfiorano gli 81 anni, le donne gli 85,3. Per gli uni come per le altre l’incremento sul 2018 è pari a 0,1 decimi di anno, corrispondente a un mese di vita in più. Tuttavia, dopo decenni di costanti e consistenti incrementi è da sottolineare come la speranza di vita abbia iniziato a rallentare il suo ritmo di crescita. Il fenomeno è particolarmente accentuato tra le donne, mentre gli uomini presentano più ampi margini di guadagno in termini di sopravvivenza.
Il primato regionale tra gli uomini compete alla provincia di Trento (82,2 anni), seguono Umbria (81,9), Marche (81,8) e Provincia di Bolzano (81,8). Trento rappresenta l’area più favorevole per la sopravvivenza anche per le donne, grazie a una vita media di 86,6 anni, dato che costituisce peraltro il più alto livello di speranza di vita alla nascita mai toccato nella storia del paese per una singola regione.