Italia tra gli ultimi in Europa per efficienza mercato del lavoro, dietro a Romania e Cipro
Il mercato del lavoro in Italia è poco efficiente, così poco da finire in fondo alla classifica in Europa: per la precisione in quart’ultima posizione tra i 28 paesi membri dell’Unione europea, dietro a Romania, Bulgaria e Cipro. Peggio dell’Italia solo l’Ungheria, la Croazia e la Grecia. Anche allargando lo sguardo al resto del mondo, l’Italia si colloca al 79esimo posto su 140 censiti, quindi sotto la metà della graduatoria, dietro a Perù, Nigeria, India e Uruguay. Lo rivela un’elaborazione del Centro Studi ImpresaLavoro sulla base dei dati contenuti nel “The Global Competitiveness Report 2018-2019” pubblicato negli scorsi giorni dal World Economic Forum.
Pur guadagnando nell’ultimo anno ben 37 posizioni nella graduatoria internazionale e 3 in quella europea, in termini di efficienza ed efficacia l’Italia rimane indietro, mettendo in evidenza le difficoltà che il mercato del lavoro attraversa. Per quanto riguarda la collaborazione nelle relazioni tra lavoratori e datore di lavoro l’Italia si colloca terz’ultima tra i paesi europei (ai primi tre posti ci sono Paesi Bassi, Danimarca e Lussemburgo). Terz’ultima anche per flessibilità nella determinazione dei salari, intendendo con questo che a prevalere è ancora una contrattazione centralizzata a discapito di un modello che incentiva maggiormente impresa e lavoratore ad accordarsi. E proprio in tema di retribuzioni l’Italia rimane anche quest’anno il peggior paese europeo per capacità di legare lo stipendio all’effettiva produttività.
A questi fattori si aggiungono gli effetti dell’alta tassazione sul lavoro: in Europa l’Italia si trova al 12esimo gradino per quanto riguarda l’effetto della pressione fiscale sul lavoro, facendo molto peggio rispetto a Danimarca, Regno Unito e Slovenia. Anche la scarsa efficienza nelle modalità di assunzione e licenziamento mette in luce l’arretratezza del nostro mercato del lavoro: quint’ultimo in Europa. Altri due indicatori da considerare sono l’efficienza e l’efficacia delle politiche attive per il lavoro, dove ci collochiamo addirittura all’ultimo posto in Europa, e la partecipazione femminile al mercato del lavoro dove ci aggiudichiamo solamente il terz’ultimo posto della classifica europea.