Italiani restano un popolo di risparmiatori: le ‘rinunce’ tenendo i soldi parcheggiati sul conto corrente
Quando si parla di risparmi gli italiani appaiono sempre prudenti. Una questione non certo nuova, ma che è tornata in primo piano nell’attuale contesto di incertezza creato dalla scoppio della pandemia. Come evidenziato nell’ultimo rapporto Consob per il 2020 sulle scelte di investimento degli italiani, le famiglie tricolore hanno deciso di incrementare la propria quota di risparmio di 6 punti percentuali rispetto al 10% del 2019, con un conseguente forte incremento di liquidità.
E secondo un recente report dell’Abi, la disponibilità nelle tasche degli italiani nel 2020 ha toccato una cifra record, arrivando a raggiungere nel mese di dicembre i 1.737 miliardi di euro. La cifra è pari ad un terzo della ricchezza finanziaria complessiva delle famiglie, assimilabile circa al valore del PIL nazionale (1.787 miliardi a fine 2019) e il dato è in costante crescita: a dicembre 2020, i depositi sono aumentati di oltre 162 miliardi di euro rispetto a un anno fa (+10,3% su base annuale).
RISPARMIARE O INVESTIRE?
Continuare a risparmiare o investire? Bisogna innanzitutto precisare che decidere di mantenere i propri risparmi ‘parcheggiati’ sul conto corrente non è una decisione priva di rischi. I costi connessi al conto e l’inflazione, infatti, possono inevitabilmente erodere il patrimonio accumulato, a meno che non si decida di cogliere l’opportunità di investire. Sulla questione si è soffermata Gimme5 che si “definisce come soluzione digitale per la gestione del denaro che permette di mettere da parte piccole somme attraverso smartphone e di investirle in un fondo comune di investimento”. La società ha realizzato una simulazione nella quale spiega cosa significa, numeri alla mano, e cosa comporta lasciare il denaro fermo sul conto e i costi connessi a questa scelta.
“Se a partire dal 2011 avessimo scelto di mettere da parte 50 euro ogni mese su un conto corrente dedicato a questa attività, in teoria, dopo 120 versamenti, oggi dovremmo avere da parte una cifra pari a 6.000 euro. Nella pratica, però, avremmo accumulato circa 5.000, una cifra inferiore – spiegano nella loro simulazione da Gimme5 -. Dalla cifra iniziale vanno infatti detratti i costi di gestione di un conto corrente tradizionale (fino a 88,5 euro all’anno secondo Banca d’Italia) e il costo ‘nascosto’ dell’inflazione, cioè la perdita di potere d’acquisto del denaro, due fattori che hanno eroso i risparmi, il cui valore reale oggi ammonterebbe a 4.968 euro, con una perdita di ben 1.032 euro”. Gimme5 analizza anche la situazione nel caso in cui venga aperto un più economico conto online, con un costo annuo di 21,40 euro (costo medio calcolato da Banca d’Italia). Dalla simulazione risulta in questo caso che il valore del denaro accantonato sarebbe pari a 5.623 euro, poiché l’inflazione avrebbe comunque eroso i risparmi, determinando una perdita di valore complessivo di 377 euro.
Gimme5 guarda a questo punto a quella che definisce come “l’opportunità di investire”. Nell’analisi della società l’investimento rappresenta una difesa naturale contro l’erosione del valore del denaro. “Se, oltre a mettere da parte il denaro, avessimo investito gli stessi 50 euro al mese per 10 anni, grazie alla forza dell’interesse composto, oggi, anche tenendo conto dell’influenza negativa dell’inflazione e dei possibili costi legati all’investimento, avremmo raggiunto un patrimonio di 9.655 euro – spiegano da Gimme5 -. Avremmo quindi guadagnato 4.032 euro, +72% rispetto al valore del denaro fermo sul conto digitale più economico. Confrontando poi l’investimento con il denaro fermo sul più dispendioso conto tradizionale, avremmo guadagnato 4.687 euro: +94%”.
Dall’esempio risulta evidente il costo-opportunità che si sopporta se ci si limita al solo accantonamento di
denaro invece di investirlo. Per questo è importante adottare una pianificazione finanziaria improntata
alla costanza di un piccolo gesto.