Iva più alta? Non solo mazzata per i consumi, farà aumentare il rischio evasione
L’aumento dell’Iva, così come prospettato a partire dall’anno prossimo, non solo darà una mazzata ai consumi interni con effetti recessivi sull’economia, ma rischia anche di alimentare l’evasione. L’allarme è arrivato dalla Cgia di Mestre che nel suo ultimo rapporto, pubblicato nel fine settimana.
Il possibile aumento di 3 punti percentuali dell’aliquota ridotta (attualmente al 10%) e di 3,2 di quella ordinaria (oggi al 22%) interesserebbe infatti anche i servizi di manutenzione e di riparazione, gli onorari dei liberi professionisti e le ristrutturazioni edilizie. Il rischio è che i clienti finali siano ancora più spinti a non pagarla affatto, evitando di richiedere la fattura o la ricevuta fiscale. La Cgia ricorda che già oggi l’infedeltà fiscale sottrae alle casse dello Stato 113 miliardi di euro all’anno.
Senza contare l’effetto sui consumi interni e quindi sull’economia del paese. “Di fronte a una crescita economica ancora molto timida e incerta – afferma il Segretario della Cgia, Renato Mason – l’eventuale incremento dell’Iva condizionerebbe negativamente i consumi interni e, conseguentemente, tutta l’economia, penalizzando in particolar modo le famiglie meno abbienti”.
Circa il 60 per cento del Pil italiano, infatti, è riconducibile ai consumi delle famiglie. Nessun’altra voce che compone la ricchezza prodotta vanta un’ incidenza percentuale così elevata. E già oggi l’Italia è tra i principali Paesi dell’area euro ad avere l’aliquota ordinaria Iva più elevata: se da noi è al 22%, in Spagna è al 21, in Francia al 20 e in Germania al 19. Con un ritocco all’insù di 3,2 punti, salirebbe a 25,2. Nell’Eurozona nessuno potrebbe contare su un’aliquota così elevata.