La fiducia di imprese e consumatori vacilla con Covid-19. Prossimo test a fine aprile
L’emergenza coronavirus impatta sulla fiducia dei consumatori e delle imprese in Italia, con gli effetti delle misure decise per contenere la diffusione del Covid-19 che iniziano a materializzarsi. Secondo i dati diffusi dall’Istat, a marzo l’indice del clima di fiducia dei consumatori è sceso da 110,9 a 101 punti mentre quello relativo al clima di fiducia delle imprese è crollato da 97,8 a 81,7. Il consensus Bloomberg stimava per la fiducia manifatturiera un dato pari a 88, mentre la fiducia dei consumatori era attesa a 100,5 punti. Il prossimo test su questo fronte è il 24 aprile, quando l’istituto di statistica comunicherà l’aggiornamento mensile di aprile.
“L’emergenza sanitaria e le conseguenti misure di contenimento adottate dal Governo per limitare il contagio hanno pesantemente influenzato il clima di fiducia degli operatori economici (la rilevazione dei dati è stata effettuata tra il 2 e il 13 marzo 2020), che nel mese di marzo raggiungono livelli particolarmente bassi sia per le imprese sia per i consumatori, portandosi sui valori registrati, rispettivamente, a giugno 2013 e gennaio 2015″, commenta l’Istat. Per quanto riguarda le imprese, nella manifattura, nei servizi e nel commercio al dettaglio “si rileva una forte flessione delle aspettative, mentre i giudizi sulla situazione corrente subiscono un calo contenuto. Per quanto attiene ai consumatori, si evidenzia la caduta del clima economico e futuro che raggiungono un minimo da maggio 2013”, si legge ancora nella nota.
Entrando più nel dettaglio dei dati odierni, tutte le componenti del clima di fiducia dei consumatori mostrano una flessione, ma l’intensità del calo è marcata soprattutto per il clima economico e futuro mentre il clima personale e quello corrente registrano diminuzioni più contenute. Più in dettaglio, il clima economico passa da 121,9 a 96,2, il clima personale cala da 107,8 a 102,4, il clima corrente flette da 110,6 a 104,8 e il clima futuro decresce da 112,0 a 94,8. Lato imprese, le stime degli indici evidenziano un calo molto ampio della fiducia soprattutto nei servizi (l’indice passa da 97,6 a 79,6), nel commercio al dettaglio (da 106,9 a 97,4) e nella manifattura (da 98,8 a 89,5). Nel settore delle costruzioni, l’indice di fiducia registra una flessione decisamente più contenuta passando da 142,3 a 139.
Per quanto riguarda le componenti dell’indice di fiducia, nell’industria manifatturiera peggiorano i giudizi sugli ordini e le scorte di prodotti finiti sono giudicate in lieve accumulo; le attese di produzione subiscono un drastico ridimensionamento. Per le costruzioni, l’evoluzione negativa dell’indice è determinata dal peggioramento dei giudizi sugli ordini e, soprattutto, dalla diminuzione delle attese sull’occupazione presso l’impresa. L’Istat precisa che nei servizi di mercato, la brusca diminuzione dell’indice è determinata dalle aspettative sugli ordini che sono in forte diminuzione. Per quanto riguarda il commercio al dettaglio, i giudizi sulle vendite sono in lieve aumento, le scorte sono giudicate in decumulo e le attese sulle vendite registrano una forte caduta. A livello di circuito distributivo, i giudizi sulle vendite sono in miglioramento sia nella grande distribuzione sia in quella tradizionale; la flessione delle attese sulle vendite è più contenuta nella distribuzione tradizionale.
E le prospettive?
“L’effetto Coronavirus ha determinato un crollo della fiducia dei consumatori senza precedenti. Mai, dall’inizio delle serie storiche, iniziate nel gennaio 2015, si era avuta una caduta così ampia, pari a 9,9 punti percentuali”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Battuto il precedente record, registrato nell’aprile 2012, quando ai tempi del Governo Monti ci fu un calo di 7,3 punti”, prosegue Dona agggiuggendo che “il punto è se nel mese di aprile ci sarà una ripresa o un’ulteriore discesa, perché allora il crollo della fiducia potrebbe tradursi in un ulteriore peggioramento delle già precarie condizioni reali del Paese”.
Per il Codacons “il crollo della fiducia avrà effetti negativi anche sui consumi futuri degli italiani: in tale clima di incertezza e sfiducia, a fine 2020 i consumi complessivi rischiano di segnare un calo fino al -6%, con una riduzione di spesa che potrebbe raggiungere quota -2.000 euro a famiglia”.
Coldiretti/Ixé: i timori delle aziende per una lunga crisi
A far cadere la fiducia è il fatto che oltre la metà delle aziende (51%) ritiene che l’impatto economico negativo sia purtroppo destinato a durare nel tempo. Questo il risultato principale che emerge dall’indagine Coldiretti/Ixe’ a commento dell’indice Istat sulla fiducia delle imprese nel mese di marzo, in piena pandemia. Quattro aziende su dieci (circa il 41%) – aggiunge Coldiretti – registrano difficoltà economiche nella propria attività per effetto dell’emergenza Coronavirus. Tra le imprese che hanno potuto continua la loro attività in Italia circa il 50% lavora per garantire le forniture alimentari alla popolazione con oltre un milione di realtà divise tra 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari e 230mila punti vendita, tra ipermercati (911) supermercati (21.101), discount alimentari (1.716), minimercati (70081 e altri negozi (138mila). La filiera alimentare continua ad operare con 3,6 milioni di persone con un valore dai campi agli scaffali – sottolinea la Coldiretti – pari a 538 miliardi di euro, il 25% del Pil.
Salva spesa Made in Italy
Intanto Coldiretti ha fatto sapere che per fronteggiare l’emergenza Coronavirus e costruire il futuro è nata “l’alleanza salva spesa Made in Italy con agricoltori, industrie alimentari e distribuzione commerciale che si impegnano a garantire regolarità delle forniture alimentari agli italiani e a combattere qualsiasi forma di speculazione sul cibo dai campi alle tavole”. Una iniziativa promossa da Coldiretti e Filiera Italia insieme ai grandi gruppi della distribuzione commerciale.